Willy Monteiro, le testimonianze choc in aula: «Così lo hanno ammazzato». La madre si copre gli occhi

Willy Monteiro, le testimonianze choc in aula: «Così lo hanno ammazzato». La madre si copre gli occhi

A poco meno di un anno dalla tragedia di Willy Monteiro Duarte, oggi in tribunale alcuni testimoni hanno raccontato quanto visto la notte tra il 5 e il 6 settembre scorsi a Colleferro, dove il giovane perse la vita per una terribile aggressione. Lucia, la mamma di Willy, si è a un certo punto coperta gli occhi con le mani, come se non volesse vedere trasformarsi in immagini le parole di Jorghe Zequiri, l'ennesimo testimone chiamato a raccontare i fatti nell'aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone.

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La donna ha rivissuto in aula lo strazio dell'aggressione a suo figlio. Batte i piedi, si strofina la fronte, si piega, mentre il ragazzo racconta al giudice il pestaggio «violento, selvaggio». «Sembravano addestrati per fare una cosa del genere. E stata una aggressione selvaggia, con calci e pugni al petto, al torace - racconta Jorghe - Ho visto Willy cadere a terra, dietro a una macchina, e quelli che continuavano a tiragli calci. Era accerchiato da tre o quattro persone».

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«Anche Pincarelli dava calci a Willy»

«Anche Mario Pincarelli tirava calci a Willy mentre era a terra». Lo ha detto Matteo Larocca, sentito come testimone nel processo per l'omicidio di Willy. È stato lui a chiamare i soccorsi, e ancora lui a fornire a un carabiniere i fotogrammi del suv in fuga. «Quando i fratelli Bianchi sono risaliti sul suv insieme agli altri, ho preso il telefono e ho scattato due foto mentre si allontanavano - ha spiegato in aula - e le ho inviate al maresciallo dei carabinieri».

«Il suv Q7 è arrivato e ha inchiodato. Da quello sono scese quattro, cinque persone tra cui Gabriele e Marco Bianchi. Hanno iniziato a picchiare selvaggiamente  chiunque si trovasse lì. Willy era quello più vicino, Gabriele gli ha tirato un calcio al petto facendolo volare contro una macchina parcheggiata, una Punto. Ha sbattuto con la schiena sullo sportello al lato sinistro. Lui si è rialzato di scatto, da lì ho visto che gli davano contro, anche mentre era a terra. E successo tutto in trenta secondi, anche il mio amico Samuele è stato colpito con un calcio al collo, ma da Marco Bianchi, mentre Willy veniva picchiato. Il mio amico Samuele si è messo in mezzo, dicendo di lasciar stare Willy che non c'entrava nulla, urlava 'basta! basta!', e loro picchiavano anche lui».

Willy nel posto sbagliato al momento sbagliato

«Ho visto I fratelli Bianchi scendere dal suv; a loro, appena indietro, si sono uniti Belleggia e Pincarelli. I quattro avanzavano come una falange. La loro è stata una aggressione a caso. Willy si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato». Lo ha detto Cristiano Romani, uno dei testimoni sentiti nell'aula. Il ragazzo ha detto al giudice di aver visto tutti e quattro gli imputati, Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, avanzare verso il punto in cui Willy è stato aggredito.

«Quella notte ho sentito una voce urlare 'Stanno arrivando i Bianchì e ho visto un suv Audi di colore scuro arrivare sfrecciando lungo via Bruno Buozzi fino a fermarsi poco prima della caserma dei carabinieri. Ricordo entrambi i fratelli Bianchi scendere dalla macchina, davanti c'era Gabriele, il più alto, sceso di corsa dal lato destro a mani aperte, e il fratello Marco dall'altro». «Ho visto Gabriele (Bianchi, ndr) colpire Willy colpito con un calcio allo sterno tirato con una modalità furiosa, potente.

Ho visto ancora Willy cadere e rialzarsi, finendo di nuovo a terra - continua il ragazzo - Inizialmente ho pensato fosse svenuto. C'era tantissima gente, ma ho visto il suv andare via come era venuto, anche Belleggia e Pincarelli si erano allontanati, ma non saprei dire dove. Quando hanno iniziato a fare il massaggio cardiaco a Willy mi sono allontanato».

«Willy non stava dividendo nessuno»

«Willy era fermo ad assistere alla scena, il suo ruolo nella scena era assolutamente passivo. Non stava dividendo nessuno e non mi so spiegare perché se la siano presa con lui». Lo ha detto Alessandro Rosati, uno dei testimoni sentiti questa mattina dal giudice della Corte di Assise di Frosinone, dove è in corso l'udienza del processo per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte. «Ho visto arrivare i fratelli Bianchi, che conoscevo di vista. Uno dei due ha tirato un calcio a Willy e l'ho visto cadere. Era un calcio tirato da chi lo sapeva tirare, un calcio da arti marziali».

Rispondendo alle domande del pm Giovanni Taglialatela, il ragazzo sentito nell'udienza del processo che vede imputati Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, ha ricostruito la dinamica degli eventi che hanno portato alla morte del 21enne capoverdiano. «Quella tra il 5 e il 6 settembre scorsi era una serata come tante, passata con gli amici. Intorno alle 2 abbiamo deciso di andare a casa, ma quando stavamo scendendo le scale per raggiungere il parcheggio, la mia attenzione è stata richiamata dal mio amico Massimiliano che mi ha riferito di alcuni apprezzamenti molesti rivolti alla mia ragazza. Mi sono fatto indicare da lui i due, li conoscevo di vista, erano Francesco Belleggia e Mario Pincarelli».

«Sono tornato indietro - racconta ancora nell'aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone - per andare a parlare con Francesco, chiedendogli spiegazioni. Dopo avermi tranquillizzato, dicendo che era stato il suo amico, che aveva bevuto, mi ha chiesto scusa anche da parte sua. La discussione sembrava esser finita lì, ma poi Federico mi ha detto che era stato colpito da Belleggia. C'è stata quindi una nuova discussione sul luogo dell'aggressione, di lì a poco sono arrivati i fratelli Bianchi, ho visto il calcio a Willy e ho chiamato Federico (Zurma, l'amico del quale la vittima aveva preso le difese, ndr) per invitarlo ad andare via, perché avevo capito che la situazione stava prendendo una brutta piega».

Folla intorno a Willy, aveva convulsioni

«Conoscevo Willy dai tempi della scuola, siamo entrambi cuochi e quando ci incontravamo parlavamo del lavoro, di ragazze», racconta invece Federico Zurma, amico di Willy. «L'ho rivisto quella sera, mezz'ora prima che Belleggia mi colpisse all'improvviso con un pugno facendomi cadere dalle scale. A Belleggia (Francesco, ndr) ero andato semplicemente a chiedere spiegazioni sul perché il suo amico (che mi hanno poi riferito essere Mario Pincarelli) avesse fatto degli apprezzamenti poco graditi a una ragazza che era nel mio gruppo. Quando mi ha fatto cadere ho perso i sensi, sono rivenuto poco dopo e ho rivisto Belleggia sul luogo dell'aggressione. Ci siamo nuovamente confrontati, stavolta con qualche spinta, fino all'arrivo dei fratelli Bianchi. La piazza si era riempita di gente».

«I due fratelli mi hanno solo sfiorato, finendo addosso ai ragazzi che ci separavano. Ho visto che iniziavano a dare calci e pugni alla gente - prosegue il ragazzo - sono rimasto impietrito. A quel punto il mio amico Alessandro mi ha preso per un braccio e mi ha detto 'questa è gente pericolosa, andiamocenè. Mi sono voltato e dopo 5 passi una voce ha gridato 'Willy a terrà.  Intorno a lui si è radunata una folla mentre Willy aveva le convulsioni. C'era chi provava a farlo respirare meglio - prosegue Federico Zurma - C'era tantissima gente e ho deciso di indietreggiare, per lasciare spazio e sono andato via». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Luglio 2021, 18:14
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