Panchina rossa per Tiziana Cantone, la mamma: «Lapidata dalla Napoli bene»

Video
«Sto aiutando tre ragazze, una si chiama anche Tiziana. Non ho potuto salvare mia figlia ma sto dando coraggio a tante donne che mi scrivono io solo per questo sopravvivo. Tiziana era la mia unica figlia, era il senso della mia vita. Ora lo scopo è di essere la mamma di tutte le altre ragazze in difficoltà». Lo ha detto Maria Teresa Giglio, mamma di Tiziana Cantone, la ragazza che si è suicidata nel 2016 dopo la diffusione di un suo video intimo.  
 

LEGGI ANCHE Tre anni fa la morte di Tiziana «Video hot ancora on line»

«Quello che è accaduto a Tiziana - ha detto la donna a margine dell'inaugurazione della panchina rossa in piazzetta Augusteo, a Napoli, in memoria di Tiziana - serve ora a salvare le altre ragazze, per questo l'associazione che ho creato si chiama "Tiziana Cantone per le altre", la sua morte deve significare salvezza per le altre donne e incoraggiarle a denunciare, perché anche grazie alle procedure sono molto più rapide». 

LEGGI ANCHE Revenge porn nel nome di Tiziana ma nessuno cancella quei video

«Tiziana era una ragazza come tante, che viveva la sua vita intima in modo normale. Le perversioni non le appartenevano, lo dico qui, in uno dei luoghi della Napoli bene, dove ci sono i veri pervertiti che si devono vergognare. Lei non ha mai fatto del male a nessuno ed è stata lapidata mediaticamente e abbandonata nell'indifferenza e nell'omertà di tanti», ha detto Maria Teresa Giglio. «Sono rimasta molto colpita dall'indifferenza della città di Napoli che lei amava molto. Ora Tiziana ha smesso di essere invisibile ed è riconosciuta per quello che era in realtà, una ragazza meravigliosa, molto dolce ed empatica». La signora Giglio sottolinea il lavoro che sta facendo contro la diffusione di quei video: «Ancora oggi c'è chi li posta - racconta - e i miei legali stanno lavorando. Tiziana rivive anche attraverso questa lotta che ha iniziato lei contro i colossi del web, società che guadagnano milioni sulla nostra pelle, che hanno nelle mani tutti i nostri dati sensibili. È stato già condannato Facebook e ora la sua voce sono io, anche se l'hanno uccisa nell'anima fino ad ucciderla nel corpo perché non reggeva più quella gogna mediatica, fatta di merchandising, meme, parodie, su di lei si è fatto un commercio senza limiti. Ora grazie a questo team legale stiamo applicando un metodo per cancellare i contenuti illeciti. Ci hanno fatto credere che non c'era modo di rimuovere dal web quei contenuti, soprattutto su noi donne che siamo sempre vittime dello stigma di una cultura sessista e retrograda. Il modo c'è grazie alle leggi che ci sono negli Usa sul Millennium Digital Copyright, siamo riusciti a individuare tutti i server che detengono questi video e quelli che contengono contenuti pedopornografici e si provvederà a punire queste belve». 
 
 

Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Novembre 2019, 20:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA