Doppio femminicidio a Vicenza, Zlatan tra violenza e citazioni colte: «L'uomo non è fatto per le sconfitte»

Il carattere violento dell'uomo e le ragioni di una tragedia annunciata

Doppio femminicidio a Vicenza, Zlatan tra violenza e citazioni colte: «L'uomo non è fatto per le sconfitte»

Amava le citazioni colte, che pubblicava sui social, ma aveva un lungo curriculum fatto di violenze. Zlatan Vasiljevic, il 42enne bosniaco che ieri a Vicenza ha ucciso l'ex compagna Gabriela Serrano e l'ex moglie Lidia Miljkovic, prima di togliersi la vita, era un uomo pericoloso e lo dimostra il suo passato.

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Zlatan e le citazioni colte: «L'uomo non può essere sconfitto»

«L'uomo non è fatto per le sconfitte. Un uomo può essere distrutto, ma mai sconfitto». E con citazioni come queste - seppur colte, da Ernest Hemingway - che Zlatan Vasiljevic, il bosniaco autore del duplice femminicidio di ieri a Vicenza, sfogava sui social la propria rabbia. Frasi allusive, spie della pericolosa personalità - «spesso un uomo soffre per alcuni anni, si calma, sopporta le punizioni più crudeli, e poi si abbatte su piccole cose, su qualche sciocchezza, quasi per niente», da Dostoevskij - scritte dal killer - riferisce il Gazzettino - sul proprio profilo Facebook nell'estate 2021.

Zlatan e la riabilitazione mancata

A nulla era servito anche un corso riabilitativo che il 42enne bosniaco aveva seguito in una comunità di recupero di Bassano (Vicenza). Un corso di sostegno per uomini violenti, che aveva rilasciato a Zlatan Vasiljevic, dopo un percorso con psicologie e psicoanalisti, un attestato di partecipazione, e che, secondo quanto riferisce il Corriere del Veneto, gli aveva permesso di ottenere dei benefici rispetto alla pena scontata in carcere dopo l'arresto nel 2019 per i maltrattamenti all'ex moglie.

Zlatan tra violenze e minacce: «Ti cavo gli occhi»

Il carattere pericoloso di Zlatan Vasiljevic era ben chiaro a chi aveva seguito le sue vicende giudiziarie. Nelle denunce di Lidia, l'ex moglie uccisa ieri a colpi di pistola, c'erano frasi inquietanti pronunciate da questi durante i violenti litigi in casa: «io ti uccido, ti cavo gli occhi».
Una scia di vessazioni, quelle ai danni di Lidia, iniziata nel 2011. E che era chiaro dove andasse a finire, anche allora: La «perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all'abuso di alcoli e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre - si legge nell'ordinanza del 2019 - consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza, tanto più in ragione dell'allontanamento» della donna «dalla casa familiare e dalle tendenze controllanti e prevaricatorie dimostrate dall'indagato, che potrebbero con ogni probabilità subire un'escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze». Esattamente quello che è accaduto.
Il giudice elenca alcuni episodi di violenza: a febbraio del 2019, quando Vasiljevic «afferrava per il collo» la moglie, «la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello» che le infilava in bocca; un mese dopo quando, rientrato ubriaco, l'ha aggredita a letto stringendole il collo «come per strangolarla» e urlando: «ti uccido, ti cavo gli occhi»; ancora, sempre a marzo, quando le diede un colpo al volto «con violenza tale da farla cadere al suolo».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Giugno 2022, 14:31
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