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E aggiunge: «il Mose si può azionare solo quando l'acqua raggiunge un certo livello, intorno agli 80-90 cm. Non si può e non si deve farlo prima. E comunque se anche avessimo chiuso le bocche del Lido e di Chioggia, lasciando aperta quella di Malamocco dove il test di prova ha mostrato vibrazioni anomale nelle condotte, sarebbe cambiato poco: forse dieci centimetri di acqua in meno rispetto ai 187 che si sono avuti». Cosa si rischiava? «L'allagamento delle gallerie dove ci sono i tecnici a lavorare. Senza collaudo, e con un solo compressore, il mare sarebbe passato sopra le paratoie». Insomma attivarlo «sarebbe stata una follia».
«Capisco l'esigenza della politica, perché la popolazione è stremata, ma il Mose non può ancora essere azionato in sicurezza», sottolinea Scotti precisando che «ai tempi di Giovanni Mazzacurati, il Consorzio diffondeva cronoprogrammi del tutto impossibili da rispettare. Ora abbiamo una data di consegna realistica: 31 dicembre 2021. Stavolta ce la faremo». E infine conclude, a difesa della sua creatura, «il Mose è un sogno: raggiunge l'obiettivo di difendere Venezia senza che si veda. Funzionerà anche con maree alte tre metri. E non trasformerà la Laguna in una palude».
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Novembre 2019, 13:03
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