Terroristi del cibo: «Metteremo veleno nel caffè e nei dolci se non ci pagate». Buste sospette a 6 aziende
di Giammarco Oberto
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Le lettere - tutte imbucate a Grad, in Belgio - sono arrivate la settimana scorsa a sei grandi gruppi: la Lavazza a Torino, la Ferrero ad Alba, la Vergnano di Santena, la Balocco di Fossano, la Illy di Trieste e la Barilla a Parma. Non è escluso che altre aziende abbiano ricevuto la missiva senza però fare denuncia. Insieme alla polvere c'era un testo scritto in inglese. Il sunto estremo: se non ci pagate avveleneremo i vostri prodotti con l'oleandrina, «una sostanza vegetale che procura nausea e diarrea, ma anche aritmia fino all'arresto cardiaco». «Come saprete - scrivono i ricattatori - è molto semplice introdurre un po' di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite a immaginare gli effetti disastrosi, per l'immagine della vostra compagnia se i clienti iniziassero a morire avvelenati?». Chi scrive si presenta: «Non siamo terroristi né malati di mente. Siamo uomini di affari. Come voi vogliamo solo i soldi: 300mila euro». Da pagare entro la deadline del 20 maggio.
Quando la lettera è arrivata alla Lavazza, venerdì scorso, sette dipendenti sono stati messi in isolamento per tutto il giorno a scopo precauzionale, ma le prime analisi hanno escluso la presenza di agenti batteriologici o di farmaci cardioattivi. Di certo la polvere non è oleandrina. Ma la minaccia non viene sottovalutata. Sui casi indagano cinque procure diverse (Torino, Asti, Cuneo, Parma e Trieste) che nei prossimi giorni si metteranno in contatto per compattare l'indagine. Il reato ipotizzato è quello di tentata estorsione.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Aprile 2019, 09:12
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