Pfizer mette le mani avanti e “boccia” l’idea italiana di allungare i tempi della seconda dose del vaccino. No ai 35 giorni, come già deciso dalla Regione Lazio. Men che mai l’intervallo di 42 giorni.
«Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su di un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto nel Regno Unito. È una valutazione del Cts, osserveremo quello che succede. Come esperto della Pfizer, dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione»
Chiaro e senza possibilità di replica. Se l’Italia vuol fare di testa propria, sappia che l’efficacia del vaccino non è garantita. Salta di nuovo, allora, il piano nazionale vista la carenza di dosi lamentata in lungo e in largo per lo Stivale? Secondo Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani di Roma, l’azienda americana « non deve spaventare le persone perché la prima dose di Pfizer, in base agli studi effettuati da noi allo Spallanzani ma anche in Israele e in Inghilterra, è efficace per oltre l’80 per cento dei casi. L’obiettivo adesso è vaccinare più persone possibile».
Quindi allungare i tempi non solo si può ma, anzi, si deve fare proprio per godere di una “copertura” della popolazione in grado di sostenere il programma di riaperture del Paese.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Maggio 2021, 07:57
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