Assoldò un sicario per uccidere il compagno: la confessione dopo un biglietto choc

Assoldò un sicario per uccidere il compagno: la confessione dopo un biglietto choc
Avrebbe assoldato un sicario per uccidere con un'iniezione letale il 10 dicembre del 2002 il compagno, l'imprenditore catanese Santo Giuffrida, di 60 anni, che finora si credeva morto per un infarto. Con questa accusa è stata arrestata a Misterbianco una donna di 43 anni, Barbara Bregamo insieme ad altre tre persone. L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Catania, è stata eseguita dai carabinieri. A far luce sul'omicidio sono state le dichiarazioni del neo-collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro.

L'operazione è stata denominata «Circe». Oltre che per la donna, posta agli arresti domiciliari perché madre di un bambino minore dei sei anni di età, l'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa a carico di Francesco Giuseppe Indorato, 49 anni, di Catania, Antonio Zuccarello, di 51, di Santa Maria di Licodia, e Alfio Maugeri, di 44, di Misterbianco. Indorato è accusato di tentativo di omicidio.

La donna sarebbe stata anche mandante di un primo tentativo di assassinare dell'uomo, compiuto nel 2001. Avrebbe dato l'incarico a Cavallaro, che avrebbe a sua volta incaricato dell'esecuzione materiale un suo conoscente, Indorato. Quest'ultimo avrebbe aggredito con un coltello la vittima all'interno del suo garage condominiale, ferendolo gravemente. Nessun elemento raccolto all'epoca consentì agli investigatori di ritenere la donna coinvolta nell'accaduto e, sebbene Indorato fosse stato indagato, non furono acquisiti sufficienti elementi per un rinvio a giudizio.

A distanza di quasi un anno dal ferimento, la donna avrebbe nuovamente chiesto a Cavallaro l'uccisione del compagno pagando questa volta 20 mila euro ed acquistando per lo stesso Cavallaro una Bmw. In questa seconda occasione l'omicidio sarebbe stato pianificato con maggior cura e Cavallaro avrebbe coinvolto Maugeri e Zuccarello. In quella occasione i tre, la notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 2002 si sarebbero introdotti, con la collaborazione di Barbara Bregamo, nell'abitazione di Giuffrida e dopo avergli iniettato una sostanza velenosa, lo avrebbero soffocato.

La donna avrebbe successivamente inscenato la morte naturale di Giuffrida senza che sorgessero sospetti su quanto realmente era accaduto. Le indagini avviate per ottenere i necessari riscontri alle dichiarazioni di Cavallaro sono state condotte dai carabinieri di Catania che, attraverso una serie di intercettazioni e di videoregistrazioni - corroborate da sommarie informazioni di persone informate sui fatti, consulenze medico-legali ed altro - hanno consentito di ottenere riscontri precisi sul ruolo di correo del collaboratore di giustizia.

BIGLIETTO FA CONFESSARE COLPEVOLE «Sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l'amica di Luciano 15 anni fa» (So come tu e i tuoi compari avete strangolato il maschio dell'amica di Luciano 15 anni fa ndr). Questa la frase lasciata dagli investigatori su un biglietto nell'auto delle persone ritenute coinvolte a Catania nell'omicidio, avvenuto il 10 dicembre del 2002, di un imprenditore catanese, Santo Giuffrida, di 60 anni, che finora si credeva morto per un infarto ed invece sarebbe stato ucciso per volere della compagna prima con una iniezione letale e poi strangolato. Uno degli indagati dopo aver ricevuto il biglietto ha confessato ad un amico il delitto riferendo testualmente «Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due».
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Luglio 2017, 13:05
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