Ucraina, la diretta. Zelensky alla Ue: dateci gli aerei o moriremo lentamente
Putin: «Chi li manda è in guerra con noi»

Via libera Usa, ma la Polonia frena sui jet. Il presidente ucraino: «Dov’è l’Occidente?»

Video

«Volete che ci uccidano lentamente». Zelensky accusa i Paesi occidentali, mentre i bombardamenti continuano. In Ucraina ogni giorno aumentano morti e distruzione. «La Russia attacca i civili - denuncia il presidente ucraino - dov’è l’Occidente?». Putin è perseverante nelle sue minacce. La sua linea è esplicita: chi manda aerei all’Ucraina è in guerra con noi. Il ministero della Difesa russo, citato da Interfax, spiega: qualunque Paese ospiti aerei militari ucraini «sarà coinvolto nel conflitto. Sappiamo che ci sono alcuni aerei da combattimento in Romania e in altri Paesi confinanti. Vogliamo sottolineare che l’uso futuro di questi caccia contro la forze armate russe potrebbe essere considerato come un coinvolgimento di questi Paesi nel conflitto armato».

VIRATA

Ma la Nato appare divisa. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva confermato una notizia anticipata dai media: «Stiamo valutando attivamente la questione degli aerei che la Polonia potrebbe inviare all’Ucraina». Secondo le indiscrezioni, a Kiev arriverebbero vecchi Mig-29 da Varsavia, che a sua volta riceverebbe nuovi caccia dagli Usa. Frena il governo polacco: «Non invieremo i jet in Ucraina né le consentiremo l’uso dei suoi aeroporti. Aiutiamo in modo significativo in molti altri settori». L’Occidente tenta un’operazione di equilibrismo: sostenere l’Ucraina, evitando però un allargamento del conflitto che potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Osservata da un Paese invaso e bombardato questa posizione alimenta la sfiducia. Zelensky ha confezionato un messaggio amareggiato nei confronti dell’Occidente che rifiuta anche di fare rispettare il divieto di sorvolo sull’Ucraina, mossa considerata da Putin un atto di guerra: «Vi chiediamo ogni giorno una no fly zone, se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente. Questa sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali. Oggi e per sempre».

ITALIA

Nelle ore successive si è sentito al telefono con Mario Draghi, che lo ha incoraggiato. Il premier italiano, si legge in una nota di Palazzo Chigi, «ha condannato gli attacchi della Russia ai civili e alle infrastrutture nucleari e alla sua popolazione». Sia pure con una formula indiretta, Draghi non esclude il percorso verso l’ingresso nella Ue di Kiev: «Il presidente Draghi - spiega ancora Palazzo Chigi - ha riaffermato la volontà italiana di fornire sostegno e assistenza all’Ucraina e alla sua popolazione e ha ribadito come l’Italia sostenga l’appartenenza dell’Ucraina alla famiglia europea». Su Twitter il presidente ucraino ha fatto questa sintesi: «Ho discusso con il presidente del Consiglio Mario Draghi del modo per contrastare l’aggressione. L’ho informato sui crimini della Russia contro i civili, sul terrorismo nucleare. È stata sollevata la questione del sostegno all’Ucraina e dell’esame della nostra domanda di adesione in Europa». Mentre l’invasione prosegue, il presidente ucraino prova a cercare sponde diplomatiche, ma la frase più pessimista è del vice primo ministro britannico, Dominic Raab: «Potrebbero volerci anni prima che Putin venga sconfitto in Ucraina. Sta ricorrendo a tattiche sempre più brutali. Non dobbiamo illuderci, non sarà questione di giorni».

 

TELEFONI

Ieri il presidente turco Erdogan ha parlato a lungo al telefono con Putin, chiedendogli un immediato cessate il fuoco. Il leader russo più o meno gli ha risposto: sono pronto a fermare l’operazione militare se l’Ucraina accetterà le nostre condizioni. Non proprio ben augurante in vista della ripresa - oggi ci sarà il terzo round - dei negoziati di pace. Più nel dettaglio, il presidente turco gli ha spiegato: è importante adottare misure urgenti per un cessate il fuoco, che oltre alle ragioni umanitarie darebbe un’opportunità per lavorare a una soluzione politica: aprire corridoi umanitari e firmare un accordo di pace. La Turchia, ha detto ancora Erdogan secondo l’agenzia Anadolu, è pronta a contribuire con «mezzi pacifici». Risposta gelida del Cremlino in una nota ripresa dalla Tass: «È stata espressa la speranza che durante il prossimo round di negoziati pianificato, i rappresentanti dell’Ucraina mostreranno un approccio più costruttivo che tenga pienamente conto della realtà esistente». La Russia «fermerà l’offensiva militare se l’Ucraina smetterà di combattere e saranno accolte le richieste di Mosca». Non s’intravedono veri passi avanti per i negoziati di oggi.

PROBABILITÀ

In parallelo, anche il premer israeliano Naftali Bennett si è mosso come mediatore. Sabato, a sorpresa, è volato fino a Mosca per parlare a quattr’occhi con Vladimir Putin, poi si è diretto in Germania per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dopo essersi confrontato al telefono con Macron e Zelensky.

Ieri Bennett ha risentito, sempre con una chiamata telefonica, il presidente russo. Una così fitta ragnatela di colloqui fa pensare che i margini per iniziare un percorso ci siano, anche se è lo stesso leader israeliano ad avvertire: «Sono andato a Mosca e Berlino nell’intento di favorire il dialogo fra le parti. Ovviamente ho ricevuto il benestare e l’incoraggiamento di tutti i protagonisti. Continueremo ad agire nella misura in cui ci verrà richiesto. Anche se le probabilità non sono grandi, tutte le volte che c’è una piccola fessura, nostro obbligo morale è di fare ogni tentativo. Finché la candela è accesa dobbiamo sforzarci».

Regno Unito, Europa, Turchia, Israele: sono molteplici i soggetti in campo in questa partita in cui si gioca sia la fase di sostegno all’Ucraina sia la mediazione per convincere Putin a fermarsi. Ma le due potenze più importanti, Stati Uniti e Cina, hanno il vero ruolo chiave. L’amministrazione Biden cerca di allontanare Pechino dall’abbraccio con l’orso russo per convincerlo a giocare un ruolo più deciso contro il conflitto. In una intervista alla Cnn, Blinken ha spiegato perché ha chiamato al telefono il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi: «Alla Cina ho detto che ci aspettiamo che faccia sentire la sua voce come membro del consiglio di sicurezza per il rispetto della sovranità territoriale, un tema su cui insiste molto». Quello dell’integrità territoriale è un passaggio molto delicato, perché chiama in causa un altro possibile focolaio: Taiwan, che la Cina, appunto, considera parte integrante del proprio territorio. Wang Yi ha risposto a Blinken: la Cina si oppone a ogni mossa che «getti benzina sul fuoco» in Ucraina e ha chiesto negoziati per risolvere la crisi e trattative per creare «un equilibrato meccanismo di sicurezza» europeo. Gli Stati Uniti stanno lavorando per aumentare l’isolamento della Russia, tanto da parlare con l’India (che al consiglio di sicurezza dell’Onu, quando si è trattato di votare la risoluzione di condanna di Mosca si è astenuta) e perfino con il Venezuela, con cui, malgrado le distanze (eufemismo) è stato aperto un canale di dialogo.

FRANCIA

In questo continuo ping pong di telefonate che ormai hanno un rituale consolidato - il mediatore di turno prima chiama Putin, poi sente Zelesnky - si è inserita anche la Francia. Fin dall’inizio Emmanuel Macron si confronta periodicamente al telefono il presidente russo. E anche ieri prima ha parlato con lui, poi ha chiamato Zelensky, al quale ha riferito i contenuti della telefonata di un’ora e 45 minuti avuta, nel primo pomeriggio, con Putin. In particolare, informano fonti dell’Eliseo, «Macron ha riferito l’accordo dato dal Cremlino ad avviare un lavoro congiunto sulla base delle norme dell’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica (Aiea) allo scopo di garantire la sicurezza delle centrali nucleari». L’Eliseo dice anche: Putin ha spiegato a Macron che «andrà fino in fondo» e che i suoi «obiettivi» saranno raggiunti.

«Con il negoziato - se l’Ucraina cede e accetta le sue condizioni - o con la guerra. Ma sulla prima preoccupazione espressa dal presidente francese, la sicurezza nucleare, Putin dice che non è sua intenzione attaccare le centrali». Bene, ma cosa potrebbe concedere Kiev al tavolo delle trattative? Secondo uno dei negoziatori ucraini, David Arakhamia, intervistato dal canale americano Fox News, l’Ucraina non accetterà mai un compromesso «sull’integrità territoriale», ma è aperta alla discussione su una frenata all’adesione alla Nato. «Aanche perché la risposta che stiamo ricevendo dai Paesi che ne fanno parte è che non sono neppure pronti a discutere della nostra adesione nei prossimi cinque-dieci anni». «Siamo disponibili a parlare di alcuni modelli non Nato - ha detto Arakhamia - Per esempio, potrebbero esserci garanzie dirette da diversi paesi come Stati Uniti, Cina, Regno Unito, forse Germania e Francia. Siamo aperti a discutere di queste cose in una cerchia più ampia, non solo nelle discussioni bilaterali con la Russia, ma anche con altri partner».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Marzo 2022, 06:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA