Ucraina, gas russo: dai rigassificatori ai siti di stoccaggio. Le piste alternative di Eni, Enel e Snam

Un miliardo per l'impianto di Porto Empedocle. Diplomazie al lavoro per rifornimenti da Africa e Azerbaigian

Ucraina, gas russo: dai rigassificatori ai siti di stoccaggio. Le piste alternative di Eni, Enel e Snam

Per affrancarci dal gas russo anche un progetto antico ora diventa vitale: il rigassificatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, si farà. Presentato 18 anni fa, da sette anni il progetto era stato accantonato, tenuto in naftalina dai vari governi e osteggiato dai comitati locali, preoccupati per l'effetto negativo sul turismo.

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Ora l'amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ha annunciato la ripresa del progetto con un investimento di circa un miliardo. L'obiettivo è «attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere e dare flessibilità di fornitura di gas», ha dichiarato ieri Starace. In un colloquio con il Financial Times l'ad di Enel aveva già rimarcato l'importanza per l'Unione europea di fare di più per smarcarsi dalla dipendenza dall'import di gas e liberarsi dai «collegamenti fisici» con altri Paesi puntando proprio su impianti di rigassificazione. Che è anche il fronte su cui si muove Snam: la società di infrastrutture energetiche ha avuto mandato dal governo per negoziare l'acquisto di un rigassificatore galleggiante e noleggiarne un altro. Per la prima trattativa Snam sarebbe già in fase di esclusiva. E avrebbe avviato un sopralluogo a Piombino, in provincia di Livorno, come possibile localizzazione dell'investimento. I nuovi impianti affiancheranno i tre già attivi a Porto Venere, Rovigo e Livorno, che saranno portati a pieno regime. Snam stima in 2 miliardi di euro l'anno l'investimento che sarebbe necessario all'Europa in capacità di stoccaggio per «quasi rendersi indipendente sul gas».
Per quanto riguarda l'approvvigionamento della materia prima, in caso di chiusura dei ponti con la Russia, sono in corso le missioni del ministro degli Esteri Luigi di Maio per sostituire quel 38% di gas che ora prendiamo da Mosca.

Eni guarda a partner di lunga data come Algeria e Libia, da cui potrebbe arrivare un terzo delle risorse mancanti. Altre potrebbero essere coperte, anche con gas liquido, da Egitto, Congo, Angola, Mozambico, Azerbaigian e Qatar, e dall'incremento della produzione nazionale.


Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Aprile 2022, 07:33
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