Ucciso da una freccia, l'omicida si difende: «Non sono razzista, sono stato provocato»

Evaristo Scalco durante l'interrogatorio ha dato la sua versione dei fatti escludendo di essere stato spinto dall'odio razziale

Ucciso da una freccia, l'omicida si difende: «Non sono razzista, sono stato provocato»

di redazione web

La convalida di arresto per Evaristo Scalco è stata confermata. L'uomo che, a Genova, ha ucciso con arco e freccia l'operaio Javier Miranda Romero, si trova in carcere e davanti al gip ha provato a difendersi. «Li volevo solo intimidire», racconta durante l'interrogatorio riferendosi alla vittima e all'amico di quest'ultima presente al momento dell'omicidio. «Non volevo uccidere. Ho perso la testa, sono stato provocato». Poi l'artigiano tenta di rispondere all'aggravante di odio razziale che gli viene contestata.

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«Non sono razzista»

 

Il giudice Matteo Buffoni ha convalidato l'arresto e disposto la custodia in carcere. Evaristo Scalco, difeso dall'avvocato Fabio Fossati, ha parlato per un'ora e mezza rispondendo alle domande. «Non sono un razzista. Anzi a chi lo è spiego sempre che gli immigrati scappano dalle guerre e dalla miseria. Li ho visti urinare davanti al cancelletto e li ho rimproverati. È nata una discussione. Non mi ricordo di avere detto quella frase sugli immigrati». Scalco, secondo il suo legale, è una persona affranta e non è abituato alla violenza. «Quando ho capito quanto successo sono sceso e ho provato a soccorrerlo. Sono tornato a casa per prendere degli asciugamani. Quella sera ero stanco, avevo la musica accesa, ma non era alta visto l'ora».

La ricostruzione

L'omicidio è avvenuto nel centro storico di Genova, in vico Archivolto dei Franchi, in una zona dove spaccio e mala movida fanno da padroni, la notte tra l'1 e il 2 novembre. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima era andata a guardare in un bar una partita della Champions League con un amico e a festeggiare la nascita del secondo figlio avvenuta la notte di Halloween. Usciti dal locale avrebbero iniziato a parlare ad alta voce e Scalco, dalla sua abitazione al primo piano, li avrebbe rimproverati per farli smettere, insultandoli malamente. Poi ha imbracciato uno dei suoi archi e scoccato un dardo, uccidendo il 41enne di origini peruviane. Impaurito per l'accaduto, il 63enne è sceso in strada e ha provato a estrarre la freccia. Nel frattempo, alcuni avventori di un vicino bar hanno chiamano i soccorsi e la centrale operativa del 112. Il personale del 118, con l'automedica, ha trasportato Romero prima al Villa Scassi e poi all'ospedale San Martino dove è stato operato in piena notte prima per estrarre la freccia e poi per trapiantare il fegato. Ma Romero è morto all'ora di pranzo nel reparto di Rianimazione. 

La perquisizione

In casa di Scalcoi carabinieri hanno trovato tre archi e 30 frecce tutti costruiti da lui ed è stato subito arrestato per omicidio.

Prima di scoccare la freccia che ha ucciso Romero, Scalco avrebbe insultato lui e il suo amico. «Andate via immigrati di me**a», avrebbe urlato dalla finestra dalla casa in cui viveva da un mese, trasferitosi da Varese.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Novembre 2022, 18:39
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