Twiga a Otranto, scattano confisca e condanne. Quando Briatore si sfilò: «Non apro, non trovo personale»

La sentenza di primo grado vede, oltre al primo cittadino, altri due condannati

Twiga a Otranto, scattano confisca e condanne. Quando Briatore si sfilò: «Non apro, non trovo personale»

Twiga di Otranto, in primo grado i giudici dispongono la confisca dello stabilimento ed emettono tre condanne. Tra questi c'è anche il sindaco, Pierpaolo Cariddi, che era stato progettista dello stabilimento prima del sequestro del giugno 2017.

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Twiga di Otranto, confisca e tre condanne

Oltre al sindaco di Otranto, condannato a tre anni e nove mesi, ci sono altre due condanne. L'imprenditore Raffaele De Santis, presidente di Federalberghi Lecce e amministratore di Cerra (società titolare dei permessi di costruzione del lido del brand di Flavio Briatore), è stato condannato a tre anni e tre mesi. L'ingegnere Emanuele Maggiulli, ex capo dell'ufficio tecnico del Comune di Otranto, è stato invece condannato a quattro anni. I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio) hanno disposto anche la confisca dello stabilimento, accogliendo le richieste di condanna del pm Alessandro Prontera. Come scrive Erasmo Marinazzo per il Quotidiano di Puglia, per gli imputati è stata dichiarata anche l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici.

Le accuse

I tre imputati erano tutti accusati di abuso di ufficio, mentre Maggiulli e Cariddi erano accusati anche di falso. Secondo l'accusa, le procedure autorizzative erano state forzate perché in quel tratto di costa, sito in località Cerra, si sarebbe potuto realizzare solo un chiosco con servizi da spiaggia e non una mega struttura di lusso per 540 ospiti con bar, ristorante e piscina.

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La difesa

I giudici hanno invece assolto gli imputati dall'accusa di occupazione abusiva del demanio marittimo, mentre gli abusi edilizi sono finiti in prescrizione.

Gianluca D'Oria, Antonio De Mauro, Andrea Sticchi Damiani, Adriano Tolomeo e Antonio Quinto, avvocati difensori degli imputati, in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, hanno già annunciato ricorso in Appello.

Quando Briatore disse: «Non apro, non c'è personale»

Il Twiga di Otranto giunse agli onori delle cronache già nel 2017, quando partì l'indagine: Flavio Briatore, che avrebbe dovuto aprire il suo locale, si era sfilato poco prima, sostenendo di aver rinunciato per una serie di motivi, tra cui l'eccessiva burocrazia e soprattutto la mancata voglia di lavorare della gente del posto. Non c'era ancora il reddito di cittadinanza - spesso additato come motivazione delle difficoltà nel reperire staff - ma Briatore era stato durissimo: «Stiamo aprendo a Otranto ma non riusciamo a trovare personale - disse a Bianca Berlinguer durante un'ospitata a Carta Bianca - i miei manager preferiscono rimanere a Londra o Dubai piuttosto che venire a Otranto». E ancora: «Non si può lavorare in Italia, evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa. Non mi interessa, sono fuori, avevo dato una licenza e l'ho ritirata».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Settembre 2022, 17:35
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