Pierluigi Rotta, l'agente ucciso in questura. Il grido di dolore della mamma: «Giustizia, giustizia, se la merita»

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di Simone Pierini
«Giustizia, giustizia, se la merita». Un grido di dolore, con la voce straziante. Sono le parole della mamma di Pierluigi Rotta che rompono il silenzio commosso degli uomini in divisa che in questura a Trieste rendono omaggio ai due colleghi uccisi ieri. Sono parole prima sussurrate, poi quasi una supplica al questore Giuseppe Petronzi che le stringe le mani. 

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Pierluigi aveva 34 anni, originario di Pozzuoli, è stato ucciso con due colpi sparati con la sua pistola di ordinanza che lo hanno colpito «al lato sinistro del petto e all'addome», recita il comunicato della questura. Tre i colpi con cui è stato ucciso il collega Matteo Demenego, 31 anni, cresciuto a Velletri. Parole che la donna ha pronunciato sorretta dal marito, retta dall'abbraccio dei genitori di Matteo. Quasi un cerchio chiuso, per tenere lontano lo sguardo dei curiosi, ma non il calore delle tante divise commosse. 
 
 

«In questo giorno di dolore noi cittadini vi siamo vicini. Grazie di cuore per tutto ciò che fate per noi. Onore a voi». È il semplice e toccante contenuto di un bigliettino che, insieme ad una rosa rossa con nastro tricolore, una signora di Vibo Valentia stamattina ha consegnato al corpo della guardia della questura, per partecipare al cordoglio per la morte di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. Matteo, tra l'altro, aveva frequentato nel 2013 il 186mo corso di formazione proprio nella Scuola Allievi Agenti di Vibo Valentia. Alla sconosciuta signora, che ha lasciato il fiore ed è andata via senza che ci fosse il tempo di chiedere il nome, è scritto in una nota della questura, «va il commosso ringraziamento del Questore di Vibo Valentia e di tutti i suoi poliziotti, uniti nel dolore dei colleghi e delle famiglie delle vittime di Trieste».
Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Ottobre 2019, 14:18
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