Trieste, il killer degli agenti poteva fare una strage: «Ha tentato l'omicidio di almeno 8 altri poliziotti»

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Augusto Stephan Meran che venerdì scorso ha imbracciato due pistole e ha ucciso Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, 31 e 34 anni, ha mostrato «lucidità» nella «manovra aggressiva» con cui prima ha ucciso i due agenti della questura di Trieste, ne ha ferito alla mano un terzo e poi, sempre sparando ad altezza d'uomo, «come si evince dai filmati tratti dalla sicurezza interna della questura» ha tentato l'omicidio «di almeno altri 8 agenti», tra cui tre addetti alla vigilanza degli uffici di via Tor Bandena, quattro agenti in forza alla Squadra mobile che erano nell'auto fuori è sono intervenuti per bloccarlo e di un altro poliziotto intervenuto dopo gli spari.

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È quanto emerge nel decreto di fermo firmato dal pm Federica Riolino che, sostenendo la presenza di «gravi indizi» di colpevolezza, ha chiesto e ottenuto dal gip, la convalida della misura cautelare.

 
 

Il 29enne si trovava in questura per il furto di uno scooter. Ha chiesto di andare in bagno e una volta uscito è riuscito a impossessarsi della pistola di Rotta e ad ucciderlo, poi ha ucciso anche Demenego e si è fatto largo nell'atrio della questura con le sue semiautomatiche tolte alle vittime - particolare dedotto dalle immagini delle telecamere - prima di essere ferito all'inguine e bloccato da uno degli agenti della Mobile che rientrava in via Tor Bandena. Il fratello dell'arrestato ha sempre fatto riferimento a un disturbo psichico, ma il 29enne non era in cura in nessun servizio di igiene mentale del capoluogo. Per la procura «orientano per una semplice scarsa lucidità solo i farmaci rinvenuti all'esito della perquisizione domiciliare». Un elemento su cui, al momento, la difesa dell'indagato non si pronuncia, ma che avrà un ruolo centrale in sede processuale.
Ultimo aggiornamento: Domenica 6 Ottobre 2019, 19:24