L’Ucraina: «Neutrali ma nella Ue» Mosca riduce gli attacchi su Kiev

L’Ucraina: «Neutrali ma nella Ue» Mosca riduce gli attacchi su Kiev

di Alessandra Severini

Solo un piccolo passo, ma capace di sollevare più di una flebile speranza nella fine della guerra. A Istanbul si sono incontrate le delegazioni di Russia e Ucraina, un incontro di tre ore sul quale si sono concentrati gli occhi del mondo. Intorno al tavolo era presente anche il magnate russo, di madre ucraina, Roman Abramovich, dopo la notizia sul suo sospetto avvelenamento nei colloqui del 3 marzo. Al tavolo sedeva anche Recep Tayyip Erodogan, il premier turco che in dall’inizio della crisi ha provato ad assumere il ruolo di mediatore super partes sia per fermare le ingenti perdite economiche subite dalla Turchia a causa del conflitto, sia per acquistare peso nel panorama internazionale. E proprio dai rappresentanti del governo turco sono arrivate le parole più ottimistiche: «È stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati in corso» ha dichiarato trionfalmente il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

L’UCRAINA. La proposta dell’Ucraina prevede, in cambio della neutralità, garanzie di sicurezza fornite da almeno una decina di Paesi, pronti a intervenire militarmente entro tre giorni in caso di minaccia; il via libera all’adesione all’Ue (possibilità quest’ultima che la Russia non ha mai osteggiato) e, infine, un doppio via libera ad un eventuale accordo: un referendum fra i cittadini ucraini e la ratifica dei Parlamenti degli Stati garanti. In cambio l’Ucraina garantirebbe la sua neutralità, ovvero niente adesione alla Nato e niente basi militari straniere.

DONBASS E CRIMEA. Più complicate le questioni relative allo status del Donbass e al riconoscimento del passaggio alla Russia della Crimea che, secondo la bozza dell’accordo, dovrebbero diventare oggetto di un negoziato a parte, che potrà durare fino a 15 anni.

LA RUSSIA. La vera novità dei negoziati di ieri riguarda l’apertura da parte della Russia, che ha definito con il capo delegazione, Vladimir Medinsky, i negoziati “costruttivi” e annunciato una riduzione delle operazioni militari a Kiev e Cernigoj.

Sull’accordo però si attende ancora l’ultima parola del presidente Vladimir Putin che, sentendo il presidente francese Macron, sarebbe tornato a chiedere la completa resa di Mariupol, la città portuale collegamento tra la Crimea e il Donbass. Prima della sua conquista, un’intesa sarà difficile, ha fatto capire lo zar, negando ancora un volta un alleggerimento dell’assedio per consentire corridoi umanitari.

I NEGOZIATI. Di fatto i colloqui continueranno nei prossimi giorni, ma intanto la Russia avrebbe cominciato a ritirare alcune unità militari dai dintorni di Kiev e Cernigoj. Gli Stati Uniti confermano le operazioni sostenendo che la scelta russa di ritirarsi sia più che altro dovuta alla capacità delle forze ucraine di fermarne l’avanzata. Il presidente Usa Biden non si fida e, «nell’attesa di vedere le azioni» della Russia, ribadisce che gli Usa continueranno con forti sanzioni e aiuti militari all’Ucraina.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Marzo 2022, 07:02
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