Roma, nuovo trapianto di volto con i tessuti della paziente. Ora si attende un altro donatore

Nuovo trapianto di viso con i tessuti della paziente. Ora si attende un altro donatore

di Antonio Caperna
La speranza è trovare un nuovo donatore di volto nel più breve tempo possibile. Per tamponare la situazione della donna sottoposta a trapianto, i medici dellìospedale Sant'Andrea di Roma hanno infatti deciso di ricostruire il visoo della paziente con i suoi stessi tessuti, grazie a un trasferimento microchirurgico di muscoli della schiena e di cute della della coscia. L'intervento è riuscito, le condizioni sono stabili e la perfusione normale. In attesa di un doppio trapianto a breve, la paziente è sveglia e collaborante - si legge nel bollettino medico -. Le condizioni locali del lembo depongono per una perfusione normale. Rimane - conclude la nota - sotto stretta osservazione in Terapia Intensiva, in prognosi riservata.



«Finora sono circa 35 i casi di trapianto totale o parziale di faccia eseguiti in tutto il mondo- afferma Marco Lanzetta, direttore scientifico dell'Istituto italiano di chirurgia della mano e fra gli autori, 20 anni fa, del primo trapianto di mano da cadavere a livello mondiale e del primo doppio trapianto di mano -. Ciò che è accaduto purtroppo a Roma non era mai successo. Nel caso del Sant'Andrea non si può parlare di rigetto ma di sofferenza del microcircolo - specifica l'esperto - Il lembo trapiantato non può restare senza sangue per più di un certo numero di ore. In questo caso è come se i rubinetti che portano il sangue al lembo fossero rotti: l'incubo dei microchirurghi, qualcosa di molto diverso dal rigetto». Nel caso della donna trapiantata tre giorni fa i problemi si sono visti subito, poichè il tessuto trapiantato non è stato rivascolarizzato. Un problema che può verificarsi anche quando si riattaccano parti del corpo proprie: «Il sangue deve tornare a circolare, irrorando l'arto. Dunque di fatto l'intervento chirurgico purtroppo non è riuscito», conclude lo specialista.

La donna, 49 anni, non è mai stata in pericolo di vita. Per Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti, nei prossimi giorni si cercherà di capirne di più su tutta la situazione: «Ora che questa fase è stata chiusa, la paziente deve riprendersi e nei prossimi giorni dovremo fare una sorta di audit, una moviola con tutti i partecipanti per capire bene cosa è successo, se qualcosa non ha funzionato. La risposta verrà dall'analisi che faremo, che ovviamente andrà fatta prima dell'eventuale nuovo trapianto».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Settembre 2018, 09:40
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