Sparò ai migranti, pm chiede 12 anni. Traini: «Scusate, non sono razzista»

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«Scusate, ho sbagliato». Lo ha detto Luca Traini, autore del raid a colpi di pistola contro migranti a Macerata il 3 febbraio scorso, durante il processo con rito abbreviato (a porte chiuse) in Corte d'Assise.

Un pentimento del 29enne di Tolentino che almeno per ora non sembra avere convinto la pubblica accusa che che chiesto dodici anni di carcere per i reati di strage aggravata dall'odio razziale e porto abusivo d'arma. Questa la richiesta di condanna espressa dal procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio. Partendo da una pena di 22 anni, la Procura arriva alla richiesta di 12 anni tenendo conto delle attenuanti generiche per l'imputato e della riduzione di un terzo della condanna per il rito abbreviato.

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«Non provo alcun odio razziale - ha aggiunto leggendo frasi scritte su fogli - volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell'immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze.
In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti».

 
 

Ho avuto «un'infanzia difficile» ma «non sono né matto né borderline». Così Luca Traini in aula. «Il mio gesto - ha aggiunto - non è collegato al colore della pelle: un poco di buono può essere sia bianco sia nero». Il 29enne di Tolentino è accusato di strage aggravata dall'odio razziale, sei tentati omicidi, danneggiamento e porto abusivo d'arma. La discussione del giudizio è in corso e oggi potrebbe arrivare il verdetto. «Mi dicono che sono matto o borderline - queste le parole pronunciate da Traini, al processo che si sta svolgendo a porte chiuse per il rito abbreviato, leggendo quello che aveva scritto in cinque o sei fogli - ma io ho avuto solo un'infanzia difficile».

All'inizio dell'udienza la Procura di Macerata ha depositato la relazione degli psicologi che hanno esaminato Traini durante la detenzione provvisoria nel carcere di Piacenza. Il 29enne, ora in carcere ad Ancona, era stato trasferito per qualche tempo nella casa circondariale emiliana dopo aver dato in escandescenze il 7 giugno scorso: poco prima aveva saputo che erano cadute le accuse di omicidio nei confronti di due dei tre pusher nigeriani (Lucky Awlima e Desmond Lucky) inizialmente arrestati per aver ucciso e smembrato la 18enne Pamela Mastropietro a Macerata - la ragazza aveva anche assunto eroina - insieme a Innocent Oseghale che è tuttora in carcere per il massacro





 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Ottobre 2018, 16:24
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