Marco, Pasquale, Giuseppina e gli altri: le vite distrutte dal crollo di Torre Annunziata
di Salvatore Piro
Una passione che Marco aveva nel sangue, fin da giovanissimo, diventata poi un lavoro dopo gli studi. «Marco ha realizzato il suo ultimo spettacolo ieri notte, alle 3. Poi è tornato a casa. È andato a letto e un'ora dopo è venuta giù la palazzina», raccontano al bar La Dolce Vite di via Gino Alfani. Il locale preferito di Marco e che stasera, in segno di rispetto, resterà chiuso. Fuori al bar, in lacrime, c'è anche la sua giovane fidanzata, Francesca. Lei stringe tra le mani un fazzoletto ormai fradicio, prega, intanto grida: «Marco, dove sei?».
Anche i tifosi del Savoia, la ultracentenaria squadra cittadina, scavano a mani nude insieme ai vigili del fuoco. Quasi tutti, oggi, indossano quella gloriosa maglia bianco-scudata. La stessa maglia indossata ogni domenica pure da Pasquale Guida, altro disperso sotto le macerie insieme alla moglie Anna e ai suoi due bimbi, di 14 e di 7 anni. La bambina, dopo le Medie, vuole frequentare il Liceo sportivo. Tutti, qui a Torre, conoscono Pasquale. Lo chiamano Morrison: il soprannome è il simbolo del suo legame indissolubile con i tifosi e la curva Sud del Savoia. Le bacheche social sono piene di fotografie di trasferte allegre fatte in pullman, in giro per l'Italia, poi di messaggi pieni di speranza: «torna a cantare con noi, nella tua curva. Pasquale non mollare». Tra i dispersi anche la signora Pina Aprea, sarta di 65 anni. Marco amava i fuochi d'artificio, Pasquale il Savoia. Giuseppina, che viveva da sola, si alzava invece presto per andare a correre in villa comunale alle 7 in punto. Ogni mattina, ogni giorno. Lo avrebbe fatto anche oggi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Luglio 2017, 22:14
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