Fuga dall'esame sierologico, Leggo l'ha fatto: «Vi spiego perché non avete nulla da temere»

Fuga dall'esame sierologico, Leggo l'ha fatto: «Vi spiego perché non avete nulla da temere»

di Simone Pierini
Mi sono recato alla Asl Roma 1 per fare il test sierologico. Sono stato contattato prima da un sms che mi anticipava la chiamata della Croce Rossa dal numero 065510****, ricevuta qualche giorno dopo, sabato 13 giugno. Al telefono una persona molto garbata mi ha spiegato nei dettagli cosa mi avrebbero fatto, a cosa sarebbe servito, dove e quando avrei fatto il test. Sono risultato tra i prescelti per l’indagine sierologica nazionale, uno dei 150mila che comporranno il campione dal quale il ministero della Salute e l'Istat potranno tracciare una quadro di come, dove e quando il virus abbia mosso i suoi passi sul territorio nazionale. Mi è stata ricordata l’importanza di far parte di questo campione di cittadini, il fatto che fosse volontario e gratuito.

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Al mio assenso immediato, dal mio punto di vista scontato, ho notato un certo stupore dall’altra parte della cornetta. «Ah davvero accetta subito?», mi viene chiesto. «Si certo, perché c’è qualcuno che non vuole farlo?», rispondo io. Con un filo di malinconia l’incaricata della Croce Rossa mi spiega perché fosse rimasta sorpresa. «In realtà in molti ci stanno dicendo di no, hanno paura ma non ne comprendiamo il motivo, forse temono di dover stare in quarantena ma non funziona così». Effettivamente non funziona così, e vi spiego perché. Dopo il questionario di routine con domande su mie eventuali malattie pregresse, viaggi all’estero pre lockdown o contatti con persone poi risultate positive, prendo appuntamento per martedì 16 giugno, tre giorni dopo, nella fascia oraria 11-15. L’appuntamento è presso la Asl di riferimento più vicino rispetto al mio domicilio, in questo caso la Asl Roma 1 a piazza Santa Maria della Pietà.

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Al mio arrivo alle 11, puntale e curioso per indole, trovo tre persone in attesa. Pochi minuti ed ecco arrivare a bordo della Fiat Panda della Croce Rossa due operatrici, ci fanno attendere due minuti e ci chiamano uno alla volta. Firmiamo un breve questionario e arriva il momento del prelievo. Non il pungidito quindi, ma un vero e proprio prelievo. Ammetto, imbarazzato, che guarderò dall’altra parte perché non amo gli aghi, non ci posso fare nulla. E come avveniva quando facevo le banalissime analisi del sangue vengo tranquillizzato: «Dai non è niente». Effettivamente non è niente. Mi tiro su la manica della camicia, mi infilano la “farfallina” e mi estraggono 4ml di sangue. Tempo cinque secondi ed è tutto finito. E non serviva nemmeno presentarsi a stomaco vuoto, questo per chi teme svenimenti improvvisi.

Fatto il prelievo mi consegnano un foglio e mi spiegano: «Ti arriverà un sms sul telefono o su Whatsapp con un codice, lo inserisci sul sito indicato nel foglio e troverai il referto nel giro di una settimana». «Ah non me lo dite subito allora», chiedo. «No, questo non è il pungidito, è un esame molto più approfondito, ci dà molte informazioni sugli eventuali anticorpi: se ne hai, quanti ne hai e quando li hai maturati». Allora preoccupato, chiedo subito: «Ma ora devo mettermi in isolamento in attesa del risultato?». «Ma no», rispondono subito. «Questo è quello che temono le persone ma non è così, non sono analisi su una persona con sintomi ma si tratta solo di un’indagine importante per il Paese». «Quindi posso tornare a casa e comportarmi come fatto nei giorni scorsi?», insisto. «Certo, con tutte le precauzioni che dobbiamo tenere tutti, mascherina e distanziamento, nulla di più. Se poi il test dovesse risultare positivo verrai subito contattato dal Sistema Sanitario Nazionale».

Saluto, auguro buon lavoro ed entra il prossimo. E io torno a casa. Quindi cosa dobbiamo temere? Nulla è la risposta. Ciò che ho fatto oggi è esattamente ciò che ho fatto in passato nella mia vita. Delle semplici analisi del sangue, gratuite, con i normali tempi di attesa per il referto. Questa volta utile non solo a me stesso, che presto saprò se questo maledetto virus abbia circolato nel mio corpo. Ma anche per le persone come me, i miei familiari, i miei amici e tutti gli italiani che hanno vissuto mesi sperando che questo incubo finisca. Non temete nulla, fate il test, in fondo è solo un pizzico nel braccio.    
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Giugno 2020, 14:17
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