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Test sierologici, italiani in fuga: «Meno di 30mila hanno accettato di fare l'esame della Croce Rossa»
5,8 mila share
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di Simone Pierini
La paura di tornare in isolamento, il timore di risultare positivi, la reticenza a rispondere a numeri sconosciuti. Sono solo alcuni dei motivi che stanno frenando l'indagine sierologica lanciata lo scorso 26 maggio dal ministero della Salute per far luce sulla diffusione del contagio nazionale. Gli italiani non sembrano voler sottoporsi al test del pungidito per verificare la presenza degli anticorpi all'interno del nostro sangue. A poco sembrano esser serviti gli inviti delle istituzioni che hanno rimarcato l'importanza di un'indagine che potrà chiarire quanto realmente si sia diffuso il virus nel nostro Paese.
Sui 150mila previsti su un campione sorteggiato dall'Istat meno di trentamila cittadini avrebbero già effettuato il test. Secondo il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri ci sarebbero altre 41mila persone pronte a farlo nei prossimi giorni con la prenotazione già accettata. Un numero ancora troppo basso rispetto alla previsione con il paradosso tra la volontà di tanti (molti non sorteggiati) di effettuarlo e la scelta di altri di rifiutare.
Il timore di essere costretto all'isolamento in caso di positività in attesa del tampone successivo starebbe infatti spingendo verso il no le risposte alle telefonate della Croce Rossa. La scelta resta volontaria, rendersi disponibili per il bene del Paese dovrebbe però rappresentare un dovere da cittadini.
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