«Ho urlato al paziente 'tra dieci minuti muori' solo per provare a salvargli la vita», la versione del medico dopo la frase choc

«Ho urlato al paziente 'tra dieci minuti muori' solo per provare a salvargli la vita», la versione del medico dopo la frase choc

«Ho gridato al paziente "tra 10 minuti muori" solo per potergli salvare la vita». Così ha risposto alle accuse del familiare di un suo paziente il dottor Angelo Cefalo, medico del 118 di Taranto. Il medico è stato accusato dalla figlia di Francesco Cortese, paziente Covid morto la mattina del 3 novembre dell'ospedale Moscati, di essere stato brusco e poco professionale ma ha voluto replicare.

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Cefalo ha voluto chiarire l'accaduto in una conferenza stampa nell'auditorium del padiglione Vinci dell'ospedale Santissima Annunziata. Dopo il racconto della figlia della figlia del paziente, Angela, avvocato di Martina Franca, ha spiegato cosa è successo. Il medico, come riporta La Repubblica, ha descritto i momenti prima della morte del signor Francesco come attimi molto concitati in cui è stato necessario anche l'intervento di un collega anestesista: «Ho conservato come in una cassaforte i messaggi su WhatsApp con la figlia, perché le ho dato la mia disponibilità per spiegarle cosa fosse accaduto e un conforto per la perdita del padre», ha raccontato. 

«Ho fatto l'emogas al paziente, è risultata saturimetria bassissima, era un paziente affetto da cardiopatia e insufficienza renale, con una fistola al braccio, aveva bronchite cronica e diabete.

Se fosse stato intubato non ce l'avrebbe fatta, perciò per convincerlo a mettere la Cpap ho utilizzato un linguaggio trasparente, come siamo abituati a fare noi medici che ci relazioniamo con pazienti e parenti». In quel momento ha chiamato la figlia, così lui ha cercato di spronare il paziente a collaborare utilizzando un linguaggio molto diretto: «"Tra dieci minuti muori glielo dicevo solo per convincerlo a mettere la mascherina, gli ho detto se aveva voglia di rivedere i suoi nipoti. Ovviamente i dieci minuti non erano reali ma era la mia disperazione emergentista, perché il nostro lavoro si basa sui secondi che erano fondamentali per salvare la vita del paziente, che purtroppo non ce l'ha fatta dopo circa due ore». 

Il racconto del medico è lineare, fatto per spiegare a tutti, vista la risonanza della notizia, quello che è accaduto in un momento di grande emergenza e di tensione non solo per il paziente ma anche per il medico stesso che ha tenuto a precisare che la morte del suo paziente: «che è una sconfitta della famiglia è in primis la nostra».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Dicembre 2020, 12:15
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