Suicidi nell'Arma dei Carabinieri, Zetti: «Servono psicologi esterni, c'è paura dei superiori»


di Valeria Arnaldi

Il numero più alto di suicidi si registra nell'Arma. Massimiliano Zetti, segretario generale Nuovo Sindacato Carabinieri, come si spiega questo fenomeno?
«Siamo la forza armata con il più alto numero di appartenenti. E la disciplina è rigorosa. Quando si verificano suicidi, spesso nell'Arma ci si affretta a dire che non sono maturati in ambiente lavorativo. Le cause possono essere diverse certo, le problematiche possono essere di natura personale, sanitaria, debitoria e via dicendo, ma certe volte se anche nell'ambiente di lavoro le cose vanno male, diciamo che è la goccia che fa traboccare il vaso. Una sanzione disciplinare non sarà la causa ma può essere la scintilla».


Come si può intervenire?
«I carabinieri, ma anche i poliziotti, non si fidano degli psicologi interni al Corpo.

Occorre pensare a una rete di professionisti esterni. Rivolgersi allo psicologo è difficile e, spesso, quando ci sono problemi, i colleghi vengono privati di pistola e tesserino, e poi mandati a casa, dove sono soli. Questo non migliora, di certo, la situazione».


Dovrebbero rimanere in servizio?

«Sì, con altre mansioni, magari svolgendo lavori d'ufficio. Chi ha un problema psicologico non deve essere isolato, facendolo così sentire abbandonato, è fondamentale anzi che rimanga accanto ai suoi colleghi». 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Aprile 2022, 08:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA