Sub disperso in mare a Porto Cesareo, gli amici: «Roberto ha urlato: sono qui aiutatemi»

L'uomo è scomparso lunedì 4 luglio a largo di Porto Cesareo: "La corrente lo ha trascinato lontano dalla sua barca"

Sub disperso in mare a Porto Cesareo, gli amici: «Roberto ha urlato: sono qui aiutatemi»

Roberto Paladini, sub di 61 anni di Torre Lapillo, è disperso dalla tarda mattinata di lunedì 4 luglio. Si trovava al largo dello specchio d'acqua del Salento compreso tra la torre di Porto Cesareo e la marineria di Sant'Isidoro, a poco più di 5 miglia marine dalla costa. Ma alcuni suoi amici, precisamente alle ore 23:43 dello stesso lunedì, lo hanno sentito chiedere aiuto. Alcuni pescatori sportivi di ritorno dalla loro battuta hanno chiaramente sentito: «Aiutatemi. Eccomi sono qui. Venite a prendermi».

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Secondo quanto riportato da Il Messaggero, la muta che lo ha protetto e la lucidità, nonostante tante ore a galleggiare e farsi trasportare dalle correnti, per l’esperto sub sono state fondamentali, le ancore della sua salvezza. Una storia incredibile quella di Roberto Paladini, iniziata come avveniva spesso, soprattutto quando le condizioni meteomarine lo consentivano, di buon mattino. La tanica di benzina per riempire il serbatoio della sua barca di 5 metri e mezzo, lo zaino con muta, pinne e maschera. E via in mare aperto a scandagliare fondali e perdersi nel loro silenzio.

GLI AMICI: «COSÌ È STATO TRASCINATO DALLE CORRENTI»

A raccontare sulle pagine de Il Messaggero l’incredibile giornata del sub, sono proprio alcuni amici e conoscenti di Roberto, quelli che hanno pregato e sperato che il mare non l’avesse inghiottito portandoselo via per sempre. «Aveva scelto di tuffarsi al solito posto, alla Pianura», raccontano emozionati per aver sentito in diretta via cellulare la sua voce e le rassicurazioni sul suo buono stato di salute.

Si tratta di un grande zona senza strapiombi e con un fondale importante. Una zona che Roberto conosce bene». E lì qualcosa è andato storto.

«Purtroppo il mare, chi lo conosce lo sa, presenta tante insidie che non bisogna mai sottovalutare. Lunedì il pericolo principale era la corrente di fondo, davvero importante e che a nostro avviso, e secondo il suo racconto, lo ha ingannato. Non erano ancora scoccate le 13, quando Roberto avrebbe voluto rientrare. Un’immersione e la risalita lungo la cima dell’ancora. Poi l’arrivo in superficie, via la maschera, la prima pinna, la seconda e lo sforzo che si fa sentire e lo allontana dalla cima e dalla sua barca: tre metri, poi cinque, dieci fino a non riuscire più a raggiungere la barca». La fine? «Manco a dirlo - commentano gli amici -. Gli mancavano le forze per raggiungere la barca ed ha preferito galleggiare 'come fa un morto' rimanendo vigile e sperando nel passaggio di qualche natante». La fortuna lo ha assistito davanti alla costa di Santa Caterina, ormai a notte inoltrata. Quando ha notato l'imbarcazione di amici che lo hanno salvato.


Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Luglio 2022, 11:58
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