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La ricerca - realizzata dal team guidato dal professor Neil Ferguson, studioso di modelli matematici applicati alla biologia che con i suoi calcoli convinse a metà marzo il governo britannico di Boris Johnson a cambiare passo verso il distanziamento sociale nella battaglia contro la pandemia - si basa sul fattore mobilità quale punto di riferimento di un più generale cambiamento di «comportamenti collettivi». E calcola - prendendo a campione diverse regioni italiane - due possibili scenari principali: un incremento dei movimenti della popolazione pari al 20% e uno pari al 40%. Nel primo caso prevede un impatto potenziale compreso fra 3mila e 5mila morti in più, azzardando come propria stima 3.700. Nel secondo fra diecimila e i 23mila morti in più, con una stima probabilistica di 18.000.


«Scopriamo che - prosegue il documento pubblicato - in assenza di ulteriori interventi, anche un ritorno del 20% alla mobilità pre-lockdown potrebbe portare a una ripresa del numero di morti molto maggiore di quanto si sia verificato nell'ondata attuale in diverse regioni. I futuri aumenti del numero di decessi rimarranno indietro l'aumento dell'intensità di trasmissione e quindi una seconda ondata non sarà immediatamente evidente dal solo monitoraggio del numero giornaliero di decessi».
«I nostri risultati suggeriscono - si legge ancora - che la trasmissione SARS-CoV-2 e la mobilità dovrebbero essere attentamente monitorate nelle prossime settimane e mesi. Per compensare l'aumento della mobilità che si verificherà a causa del rilassamento degli NPI attualmente implementati, l'adesione alle misure di allontanamento sociale raccomandate insieme alla sorveglianza della comunità rafforzata tra cui test dei tamponi , tracciamento dei contatti e l'isolamento precoce delle infezioni sono di fondamentale importanza per ridurre la rischio di rinascita nella trasmissione».
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Maggio 2020, 23:19
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