Mottarone, per il piccolo Eitan è guerra in famiglia. La zia: «Ce l'hanno sottratto, deve venire in Israele con noi»

Mottarone, per il piccolo Eitan è guerra in famiglia. La zia: «Ce l'hanno sottratto, deve venire in Israele con noi»

 Sembra non esserci pace per il piccolo Eitan, il bambino israeliano di 6 anni sopravvissuto a maggio alla tragedia del Mottarone. Dopo aver perso nel disastro il padre, la madre, il fratellino di due anni e due nonni, adesso Eitan si trova al centro di una aspra battaglia legale fra due zie: quella paterna, Aya, che risiede in Italia, ed una materna, Gali, che vive in Israele.

Parlando con l'ANSA, Gali ed il marito Ron Peri hanno sostenuto che «Eitan è tenuto come in ostaggio» dalla zia Aya. Poi in una conferenza stampa dai toni esasperati, a Tel Aviv, hanno anche annunciato di aver dato istruzione al loro legale, Ronen Dlayahu, di richiedere l'adozione del bambino, affinché cresca in Israele «così come ardentemente desiderava sua madre, Tali. Siamo determinati a circondarlo di calore e di affetto - ha assicurato Gali - Di certo fino a quando compirà 18 anni, e poi anche oltre».

Una decisione che ha lasciato «sbalordita» la zia paterna. I suoi legali Cristina Pagni, Massimo Sana e Armando Simbari. «La nomina della dottoressa Biran Nirko a tutrice di Eitan - aggiungono - è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti. La tutrice si confronta, per quando dovuto e necessario, con il giudice tutelare per il solo bene di Eitan. Non si comprende sinceramente il perché tanta acrimonia e falsità».

Guerra tra zie per il bambino

Subito dopo l'incidente alla funivia del Mottarone, Eitan è stato affidato in prima istanza alla zia paterna Aya, dal tribunale dei minori di Torino. Una volta dimesso dall'ospedale è stato accolto nella sua casa a Travacò, in provincia di Pavia. Gali e Ron Peri hanno spiegato di essere stati colti di sorpresa da quegli sviluppi e di aver poi trovato una energica opposizione quando hanno cercato di visitare Eitan. «Un tribunale in Italia ha infine stabilito che possiamo vederlo due volte la settimana, per due ore e mezzo ciascuna», ha denunciato Ron. Ma anche così - ha fatto capire - sono incontri che lasciano loro l'amaro in bocca. «Sono tornata ieri dall'Italia - ha incalzato Gali-. Ho incontrato Eitan. Ma lui non capisce perché ci tratteniamo così poco e quando lo lasciamo scoppia in lacrime. Ci chiede se ha fatto qualcosa di male. Noi dobbiamo allora tranquillizzarlo, così come possiamo».

La volontà della zia Aya per l'affidamento di Eitan, dicono, li lascia interdetti. Secondo loro in passato quella zia non era stata particolarmente vicina al bambino e, per Ron Peri, «non esiste nemmeno una foto che li riprenda assieme». «La nostra sensazione - ha specificato Gali - è che il bambino ci sia stato sottratto, che sia in procinto di essere staccato da noi».

Per questa ragione sono determinati a lottare, ad andare fino in fondo, considerandolo non solo come un naturale impulso affettivo verso Eitan ma anche come un debito alla memoria della madre, Tali. «Mia sorella - ha proseguito Gali - era andata in Italia per un periodo limitato, ma manteneva legami stretti con Israele. Per Tali erano importanti la identità ebraica e quella israeliana. I genitori di Eitan gli avevano promesso che presto la famiglia sarebbe tornata in Israele». Per quanto risulta loro, nella abitazione della zia Aya questa parte della sua identità ebraica «viene invece cancellata».

La presa di posizione della zia materna ha intanto lasciato perplesso il presidente della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani. «È abbastanza triste - ha commentato - e non so che logica ci possa essere a portare il bambino in Israele, in un ambiente un pò diverso». A suo parere il bambino appare ora «ben inserito insieme alle due cugine e ad una zia che gli sta vicino da quando è nato». Gali e Ron Peri hanno peraltro ribadito di essere in condizioni economiche solide e di essere in grado di garantire ad Eitan «calore umano e tutto l'affetto di familiari che lui ben conosce».

La questione di eventuali indennizzi a suo beneficio, hanno assicurato, non li interessa affatto e comunque «sarebbe lui stesso a deciderne l'uso, una volta raggiunta la maggiore età». La conferenza stampa odierna è stato il segnale di inizio di una battaglia di cui non si conosce ancora chi la spunterà, mentre si comprende bene chi ne uscirà ferito. Eitan doveva incontrare oggi in Italia la nonna materna Eti e la zia Aviv. Ma l'incontro è stato annullato. Per Ron Peri la spiegazione può essere una sola: «Si è trattato di una prima punizione da parte della zia Aya per aver portato la questione all'attenzione della stampa». 


Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Settembre 2021, 11:52
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