Stefano Leo ucciso, la criminologa Bruzzone: «Il killer ha provato soddisfazione nel delitto. Avrebbe colpito ancora»

Stefano Leo ucciso, Bruzzone: «Il killer ha provato soddisfazione nel delitto. Avrebbe colpito ancora»

di Valeria Arnaldi
Uccidere una vittima, scegliendola a caso. Roberta Bruzzone, criminologa, quale movente dietro l'omicidio di Torino?
«Il movente è nelle argomentazioni di una personalità profondamente disturbata. L'assassino ha scelto di punire tutti quelli che considera superiori a lui. In questo ci sono feroce invidia per il prossimo, totale assenza di empatia, volontà rivendicativa».
È una modalità di azione atipica?
«Lo stesso tipo di ragionamento è stato seguito da vari serial killer in passato: hanno scelto vittime per il loro valore simbolico. Un soggetto del genere è a rischio reiterazione. Sicuramente ha provato soddisfazione uccidendo e avrebbe potuto uccidere ancora».

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Dopo l'omicidio si è costituito: che cosa l'ha colpita di più di questa vicenda?
«Quello che riferisce: è uno scenario motivazionale che lo inguaierà. Avrebbe potuto tentare di inventare storie, una vendetta per una lite o simili, invece ha affermato di volerla far pagare a tutti quelli che sono felici. È una fase autodistruttiva, in cui la personalità cerca in qualche modo di far uscire la sua parte più oscura forse nel tentativo di padroneggiarla».
Un ritratto psicopatologico ma un crimine attentamente studiato: il killer potrebbe tentare la via della temporanea infermità mentale?
«No, è chiaro che ha agito in modo consapevole. La temporanea infermità mentale è incompatibile con ciò che ha descritto e pensato».
Si parla di depressione.
«Una depressione molto grave può essere l'altra faccia di un disturbo narcisistico. Quando il soggetto sente che la sua vita va in pezzi, l'angoscia può spingerlo ad atti estremi, ciò non ha nulla a che vedere con la depressione, ma con una struttura profondamente disturbata. Il narcisista non tollera il confronto con gli altri».
Ci sono segnali rivelatori di tale disturbo?
«Un soggetto che non prova empatia per gli altri, tende a sfruttarli e a stabilire un controllo, magari non arriva a uccidere ma fa guai».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Aprile 2019, 09:25
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