Chi ha rapito Silvia Romano? Gli 007 cercano prove. L'amore per la volontaria oscura gli haters, la famiglia: «Silenzio e pace»

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di Simone Pierini
Silvia Costanza Romano, 23 anni, milanese, volontaria in Kenya. La notizia del rapimento, le prime ricerche per capire chi fosse, gli insulti degli haters del web e l'amore per una giovane ragazza che li ha oscurati. L'Italia ha aperto il cuore, la famiglia chiede «silenzio e pace», le parole di chi la vedeva spesso vicino casa prima e dopo i suoi viaggi, le sue parole e i suoi progetti per l'Africa. E gli 007 al lavoro per trovarla.



Chi ha rapito Silvia Costanza Romano, dove è stata condotta, qual è il motivo del suo sequestro, cosa chiederebbero i rapitori in cambio della sua liberazione. È quanto vuole scoprire la nostra intelligence, che si è subito attivata dopo che la cooperante italiana martedì sera è stata trascinata via da un gruppo di uomini armati, forse somali, dalla sede della Onlus Africa Milele, nel villaggio di Chakama, a 70 chilometri da Malindi. Nel sequestro sono state ferite anche cinque abitanti del villaggio. A quanto apprende l'Adnkronos, gli 007 italiani sono in queste ore alla ricerca di una prova che la 23enne sia ancora in vita, come avviene in questi casi.

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Un file audio o un video che confermino che la cooperante è in buone condizioni e che possa essere avviata un'eventuale trattativa per la sua liberazione. Le ultime notizie dal Kenya riferiscono che la polizia e le forze di sicurezza locali hanno arrestato 14 persone, durante un'operazione avvenuta nella notte a Chakama e Galana-Kulalu. E che gli arrestati sono stati condotti nei commissariati per essere interrogati.

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Inoltre, la polizia keniota sta dando la caccia a un uomo che aveva affittato una casa a Chamaka, fuggendo dal villaggio due giorni prima del rapimento di Silvia Costanza Romano. Secondo quanto scrive The Nation, l'uomo, che si chiama Said Abdi Adan, residente di Tana River, aveva affittato una casa a Chakama dove aveva ospitato due persone, anche queste scomparse.

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HATERS OSCURATI DALL'AMORE PER SILVIA. LA FAMIGLIA: "SILENZIO E PACE" Inutile negarlo: in tanti, leggendo del rapimento di Silvia Costanza Romano, si sono messi alla tastiera a spandere livore e frasi fatte, dal 'se l'è andata a cercare' al terribile 'tenetevela', ma in rete non c'è solo questo: c'è un piccolo mondo, quello del condominio dove la 23enne milanese abita con la madre, e un universo virtuale, quello dei social dell'hashtag #Silvialibera, che fa il tifo per questa giovane coraggiosa e generosa, che non è sorridente solo in foto, ma anche in ascensore quando incontra il vicino o con il parrucchiere sotto casa, con cui condivide la passione per i cani. E poi c'è la sua famiglia, che vuole vivere questo momento lontano dai riflettori: «Silenzio e pace, speranza e forza» è quanto domanda a nome di tutti la sorella maggiore Giulia, chiedendo che i media non li contattino più. «Non condivideremo nessuna informazione finché Silvia non sarà a casa - dice Giulia, che abita a Londra - e vi preghiamo di smetterla di cercare di contattarci perché non siamo una famiglia cui piace stare in tv o sui giornali».
 
 

Alla famiglia, ieri, il sindaco Giuseppe Sala ha fatto una telefonata in segno di solidarietà e di vicinanza, ma in forma privata. Non c'è bisogno di proclami per mostrare la propria vicinanza: basta vedere gli occhi velati di lacrime di un anziano, vicino di casa della famiglia Romano, per capire quanto Silvia e la sua famiglia siano benvoluti nel condominio in zona piazzale Loreto dove abitano da oltre 20 anni. «Non ho dormito tutta la notte pensando a Silvia», confessa l'anziano, raccontando che con la ragazza parlava spesso quando si incontravano sulle scale o in ascensore. Ecco, per essere Milano, è una Milano strana quella che si stringe intorno a Silvia e famiglia: altro che vicini che non si salutano, qui tutti hanno un aneddoto sulla giovane e la sua generosità. «Una ragazza sempre sorridente», dice Andrea Paventi, giornalista di Sky Sport che abita anche lui nello stesso palazzo, ricordando che «quando era rientrata dalla sua prima esperienza in Kenya, mi aveva detto che sarebbe tornata perché vuole fare proprio questo tipo di vita. È sempre pronta a donare il suo tempo e la sua libertà, poi è una ragazza che si trova molto a suo agio con i bambini e che ha un grande entusiasmo».

«Una ragazza meravigliosa, speriamo che tutto si risolva nel migliore dei modi», dice un'altra vicina, cui la madre di Silvia, Francesca, raccontava con orgoglio della scelta della figlia di tornare in Kenya per proseguire con il suo impegno umanitario. In zona abita anche Roberto Vecchioni, che non conosce Silvia di persona, ma in Kenya era di casa: «Avevo una casetta a Watamu, sotto Malindi, ma non vado da 10 anni perché è diventato abbastanza pericoloso. In questi ultimi tempi ci sono state diverse intrusioni in villa ed è cambiato tutto. La colpa è nostra, dei colonizzatori. Comunque mi spiace tantissimo per la ragazza». A chi sui social scrive che Silvia se l'è andata a cercare, il professore risponde senza indugi: «Questa è una cretinata mai vista, una cosa che non voglio nemmeno sentire dire: ognuno è libero di andare dove vuole ma purtroppo questo odio fa parte della mentalità di oggi». Per Silvia chiede «solo parole belle» la scrittrice marchigiana Silvia Ballestra, che sceglie «Dolcezza, solidarietà, vicinanza» come modo per starle vicino. E su Twitter c'è anche chi invita a seguire il suo account per farla sentire meno sola e chi, come i Sentinelli, la include con il pensiero nel flash mob contro la violenza sulle donne organizzato per domenica in Duomo.

SILVIA, 'VEDO CONCRETEZZA E CUORE DI AFRICA MILELÈ «In qualità di volontaria, ho potuto vedere con i miei occhi la concretezza e il grande cuore e determinazione di Africa Milele, un'organizzazione onesta che contribuisce allo sviluppo di Chakama»: è quanto scriveva lo scorso 23 settembre Silvia Romano sulla piattaforma GoFundMe, dove aveva avviato una raccolta fondi per una tanica d'acqua per la ludoteca nella Savana di Chakama. Questa la sua presentazione: «Ciao, sono Silvia, ho 23 anni e ho aiutato, in qualità di volontaria, Africa Milele per un mese. È un'organizzazione no profit, riconosciuta dallo stato italiano, nata nel 2012, che opera principalmente a Chakama, un comprensorio nella savana del Kenya a 80 km da Malindi, sulla strada che porta allo Tzavo East. Sia in Italia che in Africa il suo operato si rivolge alla fascia d'età più vulnerabile, ovvero l'infanzia. In Kenya l'intervento è mirato all'accoglienza, il supporto e l'educazione di tutti quei bambini emarginati dalla società, perché orfani o provenienti da una famiglia senza una qualità di vita dignitosa. Offre a 135 bambini la possibilità di avere una casa, un pasto, dei vestiti ed un'istruzione per riconsegnargli un futuro».



«Uno degli obiettivi che Africa Milele si è posto è quello di costruire uno spazio in cui gestire tutte le attività coni bambini di Chakama, che riconoscano come punto di riferimento e in cui possano passare momenti spensierati. Finora, tutto questo è stato fatto in strada, sotto agli alberi, in spazi aperti o nelle aula della scuola in periodo di vacanza. Con parte di fondi raccolti precedentemente Africa Milele ha comprato un terreno per dedicarlo a loro, costruendo il loro angolo di felicità, una ludoteca, i cui lavori sono ancora in corso. Quindi, questa raccolta fondi serve per l'acquisto di una tanica che permetta la raccolta e il recupero di 10.000 litri di acqua piovana per le emergenze siccità consuete». «Qualsiasi donazione sarà apprezzata di cuore, nella speranza - si legge nell'appello di Silvia - di riuscire a realizzare uno dei piccoli ma fondamentali progetti per la comunità».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Novembre 2018, 19:39
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