Caso Sea Watch, l'Unicef: «Fate sbarcare i minori, non sono ostaggi»

Caso Sea Watch, l'Unicef: «Fate sbarcare i minori, non sono ostaggi»
«I bambini devono scendere subito da queste navi, non possono essere ostaggi in mare della nostra indifferenza, ostaggi dei governi europei che non riescono a mettersi d'accordo». Lo dice all'Adnkronos Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, in merito alla situazione dei migranti che si trovano a bordo della nave Sea Watch, tra cui ci sono anche molti minori non accompagnati. «Ci troviamo di fronte a un problema di paralisi umanitaria dell'Europa: ogni tre giorni ci sono queste navi, su cui ci sono anche bambini, minori non accompagnati - sottolinea il portavoce dell'Unicef - Quello che colpisce è che la procura lancia l'appello ma che poi manca la risposta strutturale a questo fenomeno».

«Non è nemmeno più un problema di governi - spiega Iacomini - Juncker nell'ultimo incontro alla Commissione non ha fatto nessun riferimento a questo problema.
I minori sono bambini da 0 a 18 anni perché tutti i paesi hanno ratificato la convenzione del 1989 dei Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, la convezione più ratificata al mondo e allo stesso tempo più violata». «Questi bambini hanno un diritto alla protezione che viene violato da tutti, da Salvini a Juncker - dice ancora il portavoce dell'Unicef - Questo per noi è inaccettabile, come è inaccettabile che vengano rimandati in Libia, un paese dove c'è un problema di diritti umani violati, abusi su donne e bambini in centri disumani». «Nessun essere umano ma soprattutto nessun bambino deve essere riportato in Libia - sottolinea - Non possiamo giraci dall'altra parte, nell'ultimo anno sono morte oltre 2.300 persone in mare, inclusi bambini, nonostante siano diminuiti gli sbarchi. Ci siamo assuefatti al concetto che questo possa accadere».

Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Gennaio 2019, 11:13
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