Scontri Napoli-Eintracht, il gip: «I tedeschi marciavano come un esercito, ma la guerriglia è colpa dei napoletani»

Il giudice di Napoli, dopo aver visionato le immagini degli scontri, ha convalidato il fermo emesso nei confronti di due tifosi napoletani

Scontri Napoli-Eintracht, il gip: «I tedeschi marciavano come un esercito, ma la guerriglia è colpa dei napoletani»

di Niccolò Dainelli

Dopo gli scontri di Napoli è tempo dei primi verdetti in tribunale. Il capoluogo campano è stato messo a ferro e fuoco nel pomeriggio di mercoledì 15 marzo, nelle ore precedenti alla partita di Champions League tra Napoli ed Eintracht Francoforte. E adesso il gip spiega la convalida del fermo emesso nei confronti di due tifosi napoletani, bloccati nella notte tra mercoledì e giovedì. «I tifosi tedeschi marciavano come un esercito per le strade del centro cittadino, scandendo cori contro la squadra avversaria. Ma sono stati i napoletani ad accendere la scintilla degli scontri che per ore hanno infiammato la città».

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La ricostruzione

A scrivere questa ricostruzione è il gip di Napoli, Leda Rossetti, che aggiunge: «I napoletani erano circa 200 e in maggioranza con il volto coperto da caschi. Armati di bastoni e altri oggetti similari, aggirate le misure faticosamente adottate da polizia e carabinieri, scatenavano una vera e propria guerriglia urbana». In quattro pagine il giudice ricostruisce i gravissimi episodi che hanno preceduto la partita, poi vinta dal Napoli per 3 a 0: i napoletani hanno lanciato «pietre, bottiglie, bombe carta, sedie, mazze e tavolini, scaraventati come oggetti contundenti anche all'indirizzo degli equipaggi di polizia che fungevano da cuscinetto onde evitare il contatto tra le tifoserie». E per questo motivo Antonio Orefice e Diego Iaquinangelo restano in stato di fermo.

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Le immagini

Decisive per la convalida del provvedimento sono state le immagini che il giudice ha visionato. Scene che hanno fato il giro del mondo. Antonio Orefice, in particolare, leader dei Mastiffs della Curva A, viene ripreso mentre tiene in mano una cintura arrotolata a mo' di tirapugni.

Lui stesso, sottolinea il giudice, ammette che voleva utilizzarla come arma, anche se cerca di giustificarsi dicendo: «Mi era giunta la voce che i tedeschi volessero devastare Napoli».


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 17:32
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