Saman Abbas, ottavo rinvio per l'estradizione del padre dal Pakistan. Associazione Penelope: «Non siamo ottimisti»

Per la mancanza del pubblico ministero è arrivato l'ottavo rinvio dell'udienza di estradizione nei confronti di Shabbar Abbas, una situazione che l'Associazione Penelope inizia a considerare non positiva

Saman Abbas, ottavo rinvio per l'estradizione del padre dal Pakistan. Associazione Penelope: «Non siamo ottimisti»

di Niccolò Dainelli

Dopo l'arresto di Shabbar Abbas, tutti si sarebbero aspettati una svolta nelle indagini sull'omicidio di Saman Abbas. Ma, in attesa del processo, è arrivato l'ennesimo rinvio per l'udienza di estradizione in Pakistan per il padre della 18enne pakistana scomparsa nel 2021 e di cui è stato rinvenuto il cadavere lo scorso novembre nei pressi del casolare di Novellara.

Leggi anche >  Saman Abbas, ingaggiati due nuovi periti: «Serviranno a identificare altri complici»

Otto rinvii

 

Dal giorno del suo arresto, lo scorso 15 novembre, a oggi sono stati ben 8 i rinvii del processo a carico di Shabbar Abbas. E in questo caso, la decisione è stata presa perché mancava il pubblico ministero davanti alla corte di Islamabad, pronta a riunirsi nuovamente giovedì 26 gennaio. Nel frattempo, il legale dell'uomo ha depositato istanza per il rilascio su cauzione che il magistrato valuterà, ma solo dopo aver ascoltato, nella prima udienza, le deduzioni del funzionario del ministero dell'Interno incaricato della procedura. 

Il processo in Italia

E mentre il rientro in Italia di Shabbar Abbas viene rimandato, la data del 10 febbraio si avvicina sempre di più. Quel giorno avrà inizio il processo davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia per la morte di Saman Abbas. Al momento gli imputati sono cinque: i genitori, anche se la madre Nazia Shaeen è ancora latitante in Pakistan, lo zio e i due cugini di Saman. 

«Non siamo ottimisti»

Barbara Iannuccelli, avvocato dell'Associazione Penelope, costituitasi parte civile nel processo, ha voluto commentare a Fanpage l'ennesimo rinvio di estradizione. «Io l'ho sempre detto sin dall'inizio.

Non ho una visione ottimistica - spiega il legale -. Spero che questi rinvii non siano stati decisi per arrivare a un termine in cui debbano liberare Shabbar per scadenza dei termini massimi relativamente alla sua detenzione. Spero, invece, che possa appartenere ad una abitudine del rito pakistano». Poi l'avvocato ha continuato dicendo che le sembra una violazione dei diritti umani più basici, cisto che un detenuto viene portato e riportato in carcere senza mai andare a processo. «L'Italia non ha uno strumento di imposizione legale che possa utilizzare come quando ci sono i patti bilaterali. In questo caso viene tutto rimesso alla discrezionalità e io non la vedo molto bene questa situazione».


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 01:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA