Sale scommesse, imprenditrici in piazza contro il Governo. «Con le chiusure boom di giocate illegali»

Sale scommesse, imprenditrici in piazza contro il Governo. «Con le chiusure boom di giocate illegali»

Lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale tornano in piazza oggi, dalle 15 alle 19 a Montecitorio, per manifestare contro la chiusura delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo. Si tratta del secondo sit-in dopo quello di una settimana fa, proprio davanti alla Camera dei Deputati. È una manifestazione definita dalle organizzatrici «necessaria e improrogabile», nonostante la crisi governativa in corso. Le richieste che verranno portate al Governo, rivela l'agenzia specializzata Agimeg, sono quelle di una pari dignità al lavoro per gli operatori del gioco pubblico, la necessità di avere una data certa di riapertura e la revisione dei ristori per permettere alle attività di sopravvivere e poter ripartire.

«Il prolungato blocco del settore del gioco sta provocando una proliferazione delle attività illecite. La dinamica è stata fotografata nitidamente dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha evidenziato come tra Lazio e Abruzzo l'illegalità stia esplodendo pesantemente. Basti pensare che gli interventi sulla rete degli operatori ha prodotto un riscontro di irregolarità nel 10% su circa tremila verifiche effettuate nel corso del 2020», afferma in una nota Geronimo Cardia, presidente di Acadi, l'associazione dei concessionari del gioco pubblico. «Un dato - continua - che si inserisce all'interno del trend nazionale, caratterizzato da forti criticità che rischiano di mettere seriamente in ginocchio un comparto che nel 2019 ha assicurato alle casse dello Stato un gettito erariale da circa 11,5 miliardi.

Una cifra che, invece, nel 2020 è scesa tra i 6,5 e i 7 miliardi, segnando una contrazione tra 4,5 e 5 miliardi. Soldi che, in buona parte, sono finiti nelle tasche delle organizzazioni criminali».

«Allo stesso tempo - sottolinea Cardia - gli effetti sui livelli occupazionali diventano ogni giorno più pesanti. Si tratta di un settore che coinvolge oltre 100mila persone. Per molti quasi 10 mesi di chiusura sono di fatto insostenibili e si stanno traducendo in difficoltà economiche che si riflettono concretamente sulla vita quotidiana. Il rischio reale è che tante di queste attività non ripartano più. Tutto ciò è surreale, poiché il comparto potrebbe riaprire in totale sicurezza, sulla base di protocolli sanitari già esistenti che sono in grado di tutelare pienamente sia i lavoratori che gli utenti. Non a caso, nelle settimane in cui le attività hanno riaperto non si sono mai registrati focolai. Nel complesso la situazione è diventata insostenibile e oggi le lavoratrici e le imprenditrici del settore scenderanno in piazza a Montecitorio per chiedere lo stesso trattamento riservato agli altri settori e l'erogazione di adeguati ristori economici, poiché quelli stanziati sino a oggi sono davvero irrisori». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Gennaio 2021, 13:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA