Roma, niente casa al sindacalista dei braccianti: «Non si affitta agli stranieri». La denuncia di Aboubakar

Roma, niente casa al sindacalista dei braccianti: «Non si affitta agli stranieri». La denuncia di Aboubakar

di Domenico Zurlo
Niente alloggio a Roma per il sindacalista dei bracciantiAboubakar Soumahoro, italiano di origini ivoriane di 38 anni diventato noto alle cronache per il suo ricordo in memoria di Soumayla Sacko - il giovane sindacalista del Mali ucciso in Calabria - ha denunciato via social un episodio gravissimo avvenuto nella Capitale. «Oggi ho provato a contattare alcune agenzie per affittare casa a Roma. "Non affittiamo a stranieri", questa l'assurda risposta. È incredibile, ma non mi arrendo», ha scritto sul suo profilo Facebook.

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Il sindacalista ha raccontato di aver chiamato un'agenzia immobiliare concordando un appuntamento, per una casa: «Al termine della telefonata durata oltre 4 minuti mi vengono chieste garanzie circa il lavoro e il possesso di animali - scrive nel post - A quel punto fissiamo un appuntamento per lunedì 30 luglio alle ore 9 presso l'abitazione in zona Torre Spaccata, a Roma».

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«Al termine della telefonata, l'operatrice mi chiede di lasciare i suoi riferimenti e appena sente le iniziali del mio nome e cognome, mi viene detto che 'Non si affitta a stranieri'.
Rimango senza parole, confesso che non è la prima volta, riuscendo allo stesso tempo a dire all'operatrice che siamo nel 2018 e che sono italiano», aggiunge. «La colpa non è mia ma del proprietario dell'appartamento che possono fare delle loro case ciò che vogliono», è la frase che l'operatrice dell'agenzia ha detto a Aboubakar. «Io non mi arrendo perchè agirò nelle sedi opportune per fare accertare i fatti e al loro natura discriminatoria», conclude il post di Aboubakar.

 
 
«A quante persone viene negata la possibilità di affittare una casa?», ha scritto poi in un post successivo, nella giornata di oggi. «Perché studenti, perchè precari, perché disoccupati, perché LGBT, perché meridionali o perché straniero come è capitato a me e continua a capitare ad altri nel silenzio. Il punto è lo stesso, sempre di atteggiamento di deriva discriminatoria si tratta. Allora diciamolo che siamo tutti sulla stessa barca, una barca che dovrà raggiungere la riva della felicità e della giustizia sociale che spetta ad ogni persona. È un diritto a cui non dobbiamo rinunciare, non bisogna rassegnarsi».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2023, 08:41
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