Convinti di aver abortito, ma la bimba nasce: per la Cassazione il papà va risarcito

Convinti di aver abortito, ma la bimba nasce: per la Cassazione il papà va risarcito
Anche il padre deve essere risarcito, per tutte le spese derivanti «dai doveri di mantenimento dei genitori nei confronti dei figli» e per eventuali altri danni sofferti, nel caso in cui gli nasca un figlio per errore diagnostico, anche se sano come un pesce. Lo sottolinea la Cassazione accogliendo il ricorso di un papà non soddisfatto per la nascita di una bambina in perfette condizioni di salute: la moglie della bebè 'non attesà è già stata indennizzata con 125mila euro di risarcimento. Secondo la Suprema Corte, anche il papà, e non solo la mamma, è un soggetto «protetto» e tutelato con diritto ad essere risarcito in caso di «nascita indesiderata».

La coppia ha cresciuto la figlia. I coniugi di questo caso singolare avevano già un figlio grandicello quando lei rimase incinta per la seconda volta: una gravidanza non voluta perché si sentivano 'vecchiotti' per crescere un altro figlio e non erano in buone condizioni economiche.

In questa situazione, accolsero positivamente la diagnosi di aborto interno fatta dai medici dell'ospedale di Alessandria 'San Antonio e Biagio e Cesare Arrigo?. La signora fu sottoposta a raschiamento, ma l'intervento venne eseguito male e la gravidanza proseguì e culminò «nella nascita indesiderata di una bambina». Per risarcimento danni da responsabilità sanitaria, la mamma della piccola raggiunse un accordo con l'assicurazione dell'ospedale che le liquidò, appunto, 125mila euro.

Anche il padre chiese di essere risarcito, ma in primo grado il Tribunale di Alessandria nel 2012 glielo negò sostenendo che pur a fronte della cattiva esecuzione del raschiamento «non era stato dimostrato né che egli avesse effettivamente osteggiato la gravidanza, né che anche la madre della bambina avesse espresso alcuna intenzione di abortire». Anche la Corte di Appello di Torino nel 2013 respinse il reclamo.

In Cassazione, il padre “suo malgrado” ha fatto presente che «la gestazione era andata avanti contrariamente alla palesata volontà sua e della moglie, in considerazione della loro età avanzata e della presenza di un altro figlio; per quell'evento la moglie aveva dovuto lasciare il lavoro e dedicarsi alla neonata; lui stesso aveva dato le dimissioni per ottenere il Tfr maturato e provvedere ai mutati bisogni della famiglia». Aveva inoltre dovuto «sostenere le spese per il sostentamento della minore ed era stato costretto a trasferirsi in un'altra città dove aveva faticosamente dovuto cercare una diversa attività lavorativa». Per tutti questi fardelli, l'uomo ha chiesto ai supremi giudici di dare il via libera al suo risarcimento.

«In tema di responsabilità del medico per erronea diagnosi concernente il feto e conseguente nascita indesiderata, il risarcimento dei danni che costituiscono conseguenza immediata e diretta dell'inadempimento della struttura sanitaria all'obbligazione di natura contrattuale spetta non solo alla madre ma anche al padre», sottolinea la Cassazione, accogliendo il ricorso. «Il padre - prosegue il verdetto - deve considerarsi tra i soggetti “protetti” e, quindi, tra coloro rispetto ai quali la prestazione mancata o inesatta è qualificabile come inadempimento, con il correlato diritto al risarcimento dei conseguenti danni, immediati e diretti, fra i quali deve ricomprendersi il pregiudizio di carattere patrimoniale derivante dai doveri di mantenimento dei genitori nei confronti dei figli». Ora la Corte di Appello torinese deve provvedere a indennizzare anche il padre della piccol“nata per sbaglio”.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Febbraio 2018, 22:41
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