Rigopiano, giudice minacciato: «Non finisce qui...». I parenti delle vittime: «Assassini, venduti. Fate schifo»

E' la minaccia rivolta al giudice Sarandrea da un superstite della tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone

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di Redazione web

Rigopiano, la rabbia dei parenti delle vittime e di un sopravvissuto dopo la sentenza del tribunale. «Giudice, non finisce qui». E' la  minaccia rivolta al giudice Sarandrea da un superstite della tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo - che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli - subito dopo la lettura della sentenza in cui la maggioranza degli imputati è stata assolta. Matrone è stato poi allontanato dall'aula dalle forze dell'ordine.

 

Rigopiano, la rabbia in aula dei parenti delle vittime

 «Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo». Queste le urla dei parenti delle vittime di Rigopiano alla lettura della sentenza da parte del giudice Gianluca Sarandrea al Tribunale di Pescara. Alcuni parenti delle vittime trattenuti a stento dalle forze dell'ordine.​

«Questi qui hanno una discarica al posto del cuore! Speriamo nell'appello, ma se questo è l'andazzo non spero più niente, devo solo salvagardare la mia vita per portare avanti il nome di mia figlia».

Così, pochi istanti dopo la lettura della sentenza, il padre di Jessica Tinari, morta nel resort di Farindola a 24 anni insieme al fidanzato Marco Tanda.

«Noi pretendiamo rispetto dalle istituzioni, paghiamo con le nostre tasse i loro lauti stipendi e questi delinquenti ci trattano in questo modo. Meglio che stia zitto, sennò non so cosa posso dire» conclude allontanandosi tra le lacrime.

Urla e lacrime in aula al tribunale di Pescara

Urla in aula Francesco D'Angelo, fratello di Gabriele D'Angelo, cameriere dell'hotel, morto nel crollo. «Sei anni buttati qua dentro! Per fare che? Tutti assolti, il fatto non sussiste! Quattro minuti di chiamata! Chi ha chiamato mio fratello? Chi ha chiamato?» urla disperato ricordando le telefonate di Gabriele dirette verso la Prefettura la mattina del 18 gennaio 2017. D'Angelo, alle 11.38, circa cinque ore prima della valanga, chiamò il Centro coordinamento soccorsi della prefettura per chiedere di liberare la strada e consentire agli ospiti dell'hotel di lasciare la struttura.

«Sono sei anni che lottiamo per avere giustizia. Il giudice non lo sa cosa vuol dire tornare a casa e vedere la cameretta di un figlio vuota». Lo dice all'Adnkronos Angela, mamma di Cecilia Martella, tra le 29 vittime di Rigopiano, dopo la lettura della sentenza da parte del giudice Gianluca Sarandrea.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 19:23
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