Rider d'Italia, le consegne dei centomila: «Un lavoro vero da tutelare». Le storie: l'ostinato, lo stacanovista e l'ex commerciante

Dal portapizza alle piattaforme, come la pandemia ha creato una professione: ecco le loro storie

Rider d'Italia, le consegne dei centomila: «Un lavoro vero da tutelare». Le storie: l'ostinato, lo stacanovista e l'ex commerciante

di Lorena Loiacono

Sono oltre 100mila in Italia, pedalano giorno e notte lungo le strade delle città e portano in spalla cartoni di pizza, ma anche piatti pronti da mettere in tavola, buste di frutta e verdura, la spesa della settimana e anche i farmaci da consegnare a casa di chi, poco prima, ha prenotato tutto online.

È questa la vita dei rider, pronti a montare in sella e guadagnarsi lo stipendio a colpi di chilometri. Fino a qualche anno fa quello dei rider era considerato solo un “lavoretto” e adesso, dopo la pandemia che li ha trasformati in eroi, è diventato un lavoro vero e proprio ed entra a far parte di quella gig economy che viaggia rigorosamente online: un lavoro a portata di mano, anzi di smartphone, che deve poter contare quindi anche su una regolamentazione, su cui i sindacati dibattono da tempo, con tanto di Contratto collettivo nazionale del lavoro Rider 2020, siglato dall’Ugl. «Il contratto - spiega il segretario Ugl Paolo Capone - vuole dare tutele a chi prima non ne aveva. Scade a settembre prossimo e stiamo già lavorando a una piattaforma contrattuale per miglioralo. Quello del rider sta diventando un lavoro a tutti gli effetti».

In Italia sono almeno 35mila i rider censiti nelle tre maggiori piattaforme per le consegne di cibo, ma si arriva a 100mila considerando il sommerso e tutti coloro che lavorano autonomamente anche al di fuori delle piattaforme. Migliaia di volti e storie diverse, di chi ha dovuto reinventarsi un lavoro, perché quello vecchio è sparito con la pandemia, e di chi invece cerca di arrotondare per arrivare a fine mese. C’è anche chi, organizzando la propria vita, sceglie di fare del rider la sua professione a 360 gradi. Nel libro di Ada Fichera “Non solo pizza…vite da rider” vengono fuori 22 storie, ognuna in una regione d’Italia diversa. Qui sotto ne riportiamo tre. «Ho ascoltato le loro esperienze dall’aprile dello scorso anno e ho incontrato uno spaccato sociale dell’Italia: si va dal 20enne che cerca un lavoretto alla 63enne che assicura “piano piano ma arrivo". Quello del rider non è solo un lavoro, ma un modo di vivere».

Da questi racconti emergono le difficoltà di lavorare su due ruote ma, d’altro canto, anche la semplicità di trovare un nuovo lavoro. «I rider - spiega Vincenzo Abbrescia, segretario nazionale Ugl rider - sono figli della digitalizzazione, all’interno della gig-economy si contraddistinguono per la semplicità nell’accesso al lavoro attraverso l’utilizzo di un cellulare. Quello del rider è un lavoro, fatto di soddisfazioni, problematiche, gioie e, purtroppo, anche di episodi tragici, va quindi assoggettato a dinamiche contrattuali e legislative».

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LE STORIE

L'ostinato: «Un’aggressione e tre incidenti ma continuo a portare merce»

Prima operatore audio-video, poi animatore turistico e ora rider.

Marco Zito, 29 anni, ha avuto diverse esperienze lavorative prima di diventare rider nel 2018, quando sbarcò a Taranto una delle più note piattaforme di delivery. Decise di tentare e ancora oggi lavora in questo settore. I problemi, negli anni, non sono mancati: una volta è andato ad effettuare una consegna in un quartiere difficile di Taranto, il Rione Salinella, presso un cliente con problemi psichici e quell’incontro è terminato con una lite e un’aggressione da parte di altre tre persone. A questo si aggiungono tre incidenti stradali, dovuti sempre alla negligenza di altri automobilisti. Ma fare il rider vuol dire anche entrare anche in una rete di conoscenze, che possono originare nuove opportunità: Marco, infatti, ha da poco ricevuto un’offerta di lavoro come corriere per una ditta di consegne. «Continuerò a fare il rider la sera - assicura - mantenendo sempre anche la mia autonomia».

Lo stacanovista: «Busso da 40 clienti al giorno e capita anche l’ordine errato»

Vive e lavora a Lecce, Enea Ricchiuto, e consegna sia per i turisti sia per i leccesi. Il lavoro quindi non gli manca e lui, 44 anni, tra i colleghi si è guadagnato sul campo il soprannome di “super-rider”. Perché super? Perché lavora dalle dieci del mattino a mezzanotte, effettuando quaranta consegne al giorno. In questo modo Enea si assicura un’entrata economica che gli permette di vivere. Del suo lavoro apprezza soprattutto la libertà degli orari: «Spero che non venga mai meno l’autonomia». Ma, parlando degli aspetti da migliorare, pone l’attenzione soprattutto sull’efficienza delle piattaforme: «L’aspetto da migliorare è il supporto della piattaforma. Mi spiego: il sistema a volte lascia inevasi degli ordini la sera e l’indomani mattina magari ti compaiono come se fossero in tempo reale. Così vado al locale, pensando di prelevare, e invece arrivo lì e non c’è nulla da ritirare. Magari ho fatto tanti chilometri e guadagno solo 1 euro e 50».

Il tenace: «Negozio chiuso per lockdown, io e mia moglie ora corriamo»

Gennaro Guarracino, 47 anni, ha quasi 30.000 consegne all’attivo in tre anni. Prima di lanciarsi in questa esperienza era un imprenditore e commerciante con un’attività ben avviata ma poi, nel 2020, è arrivata la pandemia: quasi sei mesi di chiusura tra lockdown e difficoltà a reperire la merce. Nessuna certezza sul futuro e tanti problemi. Ma Gennaro non si è mai perso d’animo: «Con tre figli e una nipotina non puoi esitare a prendere decisioni». E allora si è riorganizzato, diventando un rider. Non solo: la sua è diventata una “famiglia di rider” visto che, oltre a lui, è rider anche la moglie, un nipote e il genero. «È un lavoro pesante – assicura Gennaro - sei sempre per strada, lavorando con lo scooter sei anche a rischio di incidenti. Fare il rider non significa essere un cosiddetto portapizza, è una vera e propria professione». Le piattaforme quindi, secondo Gennaro, non devono più pensare solo alla quantità dei rider, ma dovrebbero puntare anche alla loro qualità e quindi alla qualità del servizio.


Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Maggio 2023, 12:09
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