Referendum, boom in Veneto: trionfa il Sì, caos chiavette in Lombardia. Maroni: "Problemi tecnici"

Referendum, boom in Veneto: trionfa il Sì, caos chiavette in Lombardia. Maroni: "Problemi tecnici"
Sono stati 3.010.434 i lombardi che hanno votato al referendum per l'autonomia della Lombardia. Sul sito della Regione sono stati caricati i dati definitivi: 95,29% sì; 3,94% no e 0,77% schede bianche. Al voto sono andati il 38,25% degli elettori. La provincia in cui si è votato di più è stata Bergamo con il 47,37%, quella con l'affluenza più scarsa la città metropolitana di Milano con il 31,20%.

I risultati «adesso li pubblicheremo, abbiamo avuto problemi con 300 chiavette, problemi tecnici, che stiamo risolvendo, di collimazione di dati», ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, interpellato nella sede della Lega, in via Bellerio, sul ritardo dei dati definitivi dell'affluenza al referendum per l'autonomia. 

I DATI IN VENETO Il sì ha prevalso con il 98,1% del referendum del Veneto sull'autonomia. È il dato definitivo diffuso nel sito del Consiglio Regionale. I no sono stati l'1,9%, ovvero 43.938. Ad andare ai seggi sono stati 2.328.949 elettori, pari al 57,2%. I voti validi sono stati 2.317.923, le schede bianche 5.165 pari allo 0,2%, le schede nulle 5.865 pari allo 0,3% e quelle contestate 9. In Provincia di Belluno sono andati a votare 107.710 elettori pari al 51,4%. Il sì ha prevalso con il 97.4%. In Provincia di Padova alle urne in 450.369 pari al 59,7% e il sì ha raggiunto il 98%. Identica percentuale anche in Provincia di Rovigo dove a recarsi ai seggi ieri sono stati 101.027 pari al 49,9%. Ancor più alta la percentuale dei sì nel trevigiano, pari al 98,1%. A votare in 443.751 pari al 58,1%. Toccato il 98% dei consensi anche in provincia di Venezia dove hanno votato in 375.296 pari al 53,7%. Nel veronese la percentuale dei sì tocca il 98,3% con 399.863 voti (55,5%). Percentuale analoga di sì in provincia di Vicenza con il record regionale dei votanti, 450.933, pari al 62,7%.

SALVINI: TEMA CENTRALE «Meglio di così non poteva andare. Abbiamo vinto sui poteri forti cinque a zero. Ora mi aspetto che il Governo dica quando intende accogliere questa richiesta che sale dal popolo»: così il segretario della Lega, Matteo Salvini, in una conferenza stampa in via Bellerio ha commentato i risultati del referendum in Lombardia e in Veneto. «Gli alleati del centrodestra sappiano che il tema posto dai referendum diventa centrale».  «Quelli che dicevano che la linea nazionale della Lega avrebbe trovato problemi al Nord non ha capito un accidente. Richieste di autonomia hanno convinto 5,5 milioni persone a votare, e Maroni e Zaia avranno mandato pieno mandato a trattare». «Rido quando leggo certe ricostruzioni di divisioni», ha aggiunto il segretario della Lega. 

ZAIA: RESTO IN VENETO Alla domanda se, dati i risultati ottenuti, il governatore veneto Luca Zaia si senta in pectore candidato futuro del Centro Destra, la risposta non lascia spazio a dubbi: «ho deciso di attaccarmi un cartello al collo e scrivere non lo farò mai. Mi occupo del Veneto e voglio restare in Veneto». Lo ha detto oggi, intervistato a a «Mattino Cinque», dopo la vittoria del sì al referendum per l'autonomia in Veneto.

CIVATI: LA LOMBARDIA NON VUOLE MARONI «Maroni ha interrogato la Lombardia sull'autonomia, e la Lombardia ha risposto forte e chiaro: vuole l'autonomia, ma da Maroni e dalle cialtronerie leghiste. Un voto che da plebiscito si trasforma in richiesta di dimissioni per un governatore cui i cittadini hanno voltato le spalle. Se Zaia ora può fare quello che poteva già fare prima, confermando il proprio consenso, Maroni nemmeno quello: sotto il 50% di affluenza, nonostante i 50 milioni di euro (di danari pubblici) investiti. Per stare ai dati, lo scorso 4 dicembre, in occasione del referendumcostituzionale, in Lombardia votò oltre il 74% degli aventi diritto». Lo dichiara il deputato e segretario di Possibile, Pippo Civati, e il dirigente dello stesso partito, Stefano Catone. «Dopo una campagna elettorale - aggiungono gli esponenti di Possibile - in cui l'istituzione regionale ha raccontato balle per mesi, parlando di residuo fiscale, di sicurezza, di immigrazione: tutte cose che non c'entravano niente, oggi ci troviamo di fronte a un flop di partecipazione sotto gli occhi di tutti e che raggiunge dimensioni storiche, anche in ragione dell'affluenza registrata in Veneto. Se Maroni arretra, se Zaia non ci racconta nulla di nuovo, Salvini resta al palo, tra scarsa affluenza e spinte nazionalistiche». «Complimenti invece - concludono Civati e Catone - al M5S, che si è prestato alla trovata elettoralistica della Lega in cambio di un tablet e di un sistema di votazione tarocco. E complimenti anche ai sindaci del Partito Democratico, strenui difensori dell'autonomismo che sono riusciti non solo a legittimare la campagna maroniana, ma anche a dare una botta all'autonomismo, ben rappresentata dalla bassissima partecipazione al voto. Sempre stando ai dati, in provincia di Bergamo, la città del candidato governatore in pectore del Pd, si registra la maggior affluenza: un buon contributo alla causa leghista, in vista delle elezioni regionali del 2018. Davvero un capolavoro. Un capolavoro da tutti i punti di vista».

NOI CON SALVINI, REFERENDUM ANCHE IN PUGLIA? Dopo il risultato referendario di Lombardia e Veneto, ora anche in Puglia la comunità politica che fa riferimento a Matteo Salvini si organizza per poter indire un referendum per chiedere maggiori competenze e risorse per i propri territori nell'ambito dell'unità nazionale. Lo rende noto il coordinatore regionale di 'Noi con Salvini per la Puglià, Rossano Sasso, annunciando che con questo obiettivo a breve scadenza Matteo Salvini sarà nuovamente in Puglia. In un comunicato Sasso afferma che «è ora che anche i pugliesi chiedano più poteri per superare le inefficienze dello Stato. Da cittadini pugliesi - prosegue - chiediamo anche noi maggiore autonomia, vogliamo che la nostra terra sia messa in grado di spiccare il volo, senza il cappio di una gestione centrale e burocratica, che non tiene conto dei territori». Per sasso «maggiore autonomia vuol dire una sanità migliore, una scuola pubblica meglio gestita, un sistema di trasporti efficiente, esaltando la nostra agricoltura, il nostro turismo e le nostre piccole e medie imprese. Maggiore autonomia - continua - vuol dire anche date maggiori poteri ai sindaci, ed evitare ad esempio quei cortocircuiti che si verificano ogni qualvolta i prefetti impongono il dislocamento di immigrati nelle nostre città, spesso con i pareri negativi degli stessi sindaci. I pugliesi - conclude Sasso - pagano tasse molto elevate, ma in cambio non hanno servizi adeguati». 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Ottobre 2017, 12:18
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