Monetizzavano reddito di cittadinanza fingendo di comprare carne: «Il macellaio tratteneva il 10%»

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di Domenico Zurlo

Monetizzavano il reddito di cittadinanza simulando l'acquisto della carne, che veniva pagata via POS con l'apposita carta prepagata dei titolari, e trattenevano per il disturbo, come «spese di commissione», una quota variabile tra il 10 e il 20 per cento. E grazie al passaparola, una macelleria gestita da un uomo con i due figli si era fatta un nome, nel Borgo Sant'Antonio di Napoli: a comprare la carne nel locale, conosciuto in città anche come «il buvero», ci andavano titolari di reddito di cittadinanza provenienti anche da altre zone della città. Peccato che però dopo avere pagato con l'apposita prepagata non ritiravano salsicce, costolette e bistecche, ma denaro contante

È quanto ha scoperto il Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che, al termine di indagini coordinate dalla Procura partenopea, ha sequestrato due complessi aziendali relativi all'attività commerciale di macelleria nonché di denaro contante per 92mila euro e titoli di credito (cambiali e assegni) nei confronti di tre indagati. I tre sono indiziati dei reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di usura.

Secondo gli inquirenti, infatti, i tre prestavano denaro pretendendo tassi usurai.

Gli accertamenti dei finanzieri hanno consentito di scoprire che le macellerie, in realtà, erano due: una però esisteva solo sulla carta e veniva adoperata per tenere in piedi un giro di fatture false. Ai nuovi clienti la trattenuta era piuttosto alta, pari al 20%: in sostanza su mille euro il titolare del reddito di cittadinanza intascava 800 euro in contanti. Poi, se si fidelizzava, la quota si abbassava, gradatamente.

La Guardia di Finanza, adesso, sta passando al setaccio tutti i titolari del beneficio, diverse centinaia, che potrebbero avere intascato il «reddito» senza averne diritto. Particolarmente grave il reato contestato - truffa ai danni dello Stato - peraltro non pienamente percepito dagli indagati. L'ingente disponibilità di denaro «liquido» ha favori anche l'attività usuraia: i finanzieri hanno trovato, durante le perquisizioni, cambiali per ben 119mila euro. I tassi praticati alle vittime, secondo gli investigatori, ovviamente erano altissimi. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Luglio 2022, 12:44
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