Addio al reddito di cittadinanza. Come più volte annunciato il governo sta riscrivendo completamente le regole sul nuovo sussidio contro la povertà che prima di tutto è destinato a cambiare nome. Dalle prime bozze in circolazione (ma il ministero del Lavoro dice che la riforma è ancora tutta da scrivere) pare si chiamerà Mia. Che sta per Misura di inclusione sociale. Il decreto potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già nelle prossime settimane, per poi avviare un dibattito in Parlamento. Fino a fine agosto si potrà fare ancora domanda per il Rdc ma si potrà ottenere il beneficio al massimo fino alla fine del 2023.
BENEFICIARI E IMPORTO
Il provvedimento dividerà i percettori in due categorie fondamentali; famiglie che hanno componenti minori, disabili o over 60 e quelle che non li hanno, prevedendo per queste ultime importi più bassi e una durata minore del sussidio. L’assegno sarà pari al massimo a seimila euro l’anno moltiplicato per la scala di equivalenza legata alla composizione del nucleo (2,1 il limite, 2,2 se in famiglia c’è un disabile), ma sarà ridotto del 25% (4500 euro l’anno, 375 al mese al massimo) nel caso in cui la famiglia in condizione di povertà non abbia al suo interno minori, disabili o over 60.
DURATA
Nel caso di famiglia con disabili, anziani o minori l’assegno dura 18 mesi, rinnovabili per altri 12 dopo aver atteso un mese. Negli altri casi dura 12 mesi rinnovabili per altri sei dopo un mese.
DECADENZA
Si perde il diritto se si rifiuta la prima offerta di lavoro congrua. Sulla distanza del luogo di lavoro non è ancora stato trovato un limite.
POLITICHE ATTIVE
Per i beneficiari è previsto un obbligo di formazione e lavoro che vale anche per i minorenni che abbiano assolto gli obblighi scolastici (quindi con almeno 16 anni) che non siano impegnati in un percorso di studio. La bozza prevede il coinvolgimento delle agenzie private per il lavoro. Previsti sgravi contributivi per chi assume a tempo indeterminato un percettore del sussidio.
SANZIONI
Se si presentano dichiarazioni o documenti falsi si rischia la reclusione da due a sei anni oltre all’obbligo di restituire l’indebito.
riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Marzo 2023, 08:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout