Ragazzo senegalese cacciato dalla palestra: «Per te non c'è posto». Ma lo danno al suo amico italiano

Ragazzo senegalese cacciato dalla palestra: «Per te non c'è posto». Ma lo danno al suo amico italiano
«Per te non c'è posto», sono queste le parole che il gestore di una palestra a Monselice, in provincia di Padova, ha pronunciato nei confronti di Karamba, un senegalese di 31 anni che voleva iscriversi. Per il suo amico Umberto, invece, 32enne italiano, nessun problema.

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«Non sono assolutamente razzista, ma ho avuto brutte esperienze con utenti di colore e quindi ora faccio selezione», spiega il gestore della palestra, Rodolfo Boetto, a "Il Mattino di Padova".
L'episodio è stato raccontato al quotidiano dallo stesso Karamba Diouf, arrivato anni fa in Italia e che oggi lavora in una cooperativa impegnata nell'accoglienza. «Due settimane fa mio cugino è venuto a chiedere a questa palestra se c'era posto per lui - dice Karamba -. Gli è stato risposto che era tutto pieno. Lui parla effettivamente male l'italiano e quindi sono ritornato dopo qualche ora io. Stessa risposta; anzi, mi è stato chiaramente detto che per 'noi' non c’è posto in palestra».

E il discorso non cambia quando poi Karamba si ripresenta qualche sera fa nella stessa palestra. Il titolare risponde: «Questo è un circolo privato e abbiamo solo 200 posti. Al momento è tutto pieno. Quando uno si toglie, ne può entrare un altro. Se vai avanti per questa strada trovi una palestra che invece apre a tutti». Dopo aver ascoltato la conversazione registrata da Karamba, Alberto Ruggin di +Europa e collega del senegalese pensa a un test: mandare l'amico italiano Umberto in palestra per avanzare la stessa richiesta di Karamba.

La risposta del titolare però è la seguente: «Per giugno siamo aperti dalle 10 fino alle 22 dal lunedì al venerdì ma a luglio gli orari cambiano». E poi dopo alla domanda di Umberto «Ci sono orari in cui è strapieno?», il titolare della palestra replica: «Qui è difficile aspettare! Se ti interessa non occorre avvisare: puoi venire anche domani».

«Non chiamatemi razzista - precisa poi il titolare della struttura -. Il 30 per cento dei miei iscritti è straniero e ho anche utenti della pelle nera, che vivono qui da tempo, che lavorano e che sono perfettamente integrati. Purtroppo nell'ultimo anno, con l'aumentare di utenti di colore, sono aumentati anche episodi spiacevoli. Ci sono stati furti negli spogliatoi e ho elementi certi per attribuirli a loro. È frustrante perdere clienti in questo modo. Quando entra qualcuno di loro, guardo molto a come si presenta e valuto l'opportunità o meno di iscriverlo».
Ultimo aggiornamento: Domenica 1 Luglio 2018, 19:37
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