
A marzo i due professionisti avevano denunciato di essere stati vittime di un furto di 200 mila euro in contanti, custoditi in una stanza blindata segreta, ricavata nello scantinato della loro villa. Le indagini dei Carabinieri avevano portato a identificare quale autore il domestico, reo confesso, nella cui abitazione erano stati rinvenuti 360 mila euro, circostanza che ha comportato l'integrazione della denuncia del furto.
A fronte di questa integrazione, il Procuratore della Repubblica di Pordenone Raffaele Tito ha delegato la Gdf a svolgere ulteriori indagini tese a chiarire sia la sottrazione del denaro - per la quale il maggiordomo aveva patteggiato la pena di un anno e sei mesi con il beneficio della sospensione condizionale - sia la provenienza dei contanti custoditi dai due professionisti.
Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle è emerso che la somma complessiva del furto ammontava a 470 mila euro e che i redditi dichiarati dai due medici, che palesavano un elevato tenore di vita e una consistente situazione patrimoniale e immobiliare, in Italia e all'estero, erano rappresentati da importi inferiori a quelli corrisposti allo stesso collaboratore domestico.
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Dicembre 2019, 21:22
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