Ponte Morandi, «sensori fuori uso dal 2015»: la scoperta choc della Procura

Ponte Morandi, «sensori fuori uso dal 2015»: la scoperta choc della Procura
I sensori del Ponte Morandi erano fuori uso dal 2015. È la scoperta che hanno fatto gli investigatori coordinati dalla Procura di Genova che sta indagando sul crollo del 14 agosto di un anno fa, che provocò 43 morti: il documento «di programmazione del rischio» in cui nel 2014 venne scritto che il ponte Morandi era a «rischio crollo», veniva compilato infatti anche con molti dati ricevuti dai sensori che Autostrade aveva montato negli anni precedenti sulla struttura crollata. Ma quell'impianto di monitoraggio strutturale non funzionava più perché era stato tranciato durante dei lavori eseguiti sulla carreggiata.

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Quei sensori, dicono gli inquirenti, non erano più stati sostituiti nonostante il Cesi e il Politecnico di Milano ne avessero consigliato l'installazione per potere meglio comprendere la situazione del Morandi.  Negli anni successivi il sistema di sensori era stato poi inserito nel progetto di retrofitting, i lavori di rinforzo delle pile 9 e 10 che però non sono mai partiti perchè nel frattempo il ponte è crollato. Dal 2015, è il ragionamento della procura di Genova, il documento veniva compilato soltanto con le prove riflettometriche e non con altri sistemi di monitoraggio.

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Un sistema, secondo chi indaga, che forse non era sufficiente a capire le reali condizioni del Morandi.
E allora, si chiedono gli inquirenti, perché nonostante i sensori fossero rotti e ci fosse un unico sistema di monitoraggio, senza nemmeno entrare nei cassoni, il «rischio crollo» non era stato preso in considerazione? Una delle ipotesi emerse nelle ultime settimane, è che si dovesse risparmiare sui costi di gestione e che una chiusura parziale o totale della struttura potesse influenzare i bilanci in vista dell'entrata nell'asset aziendale di nuovi importanti e ricchi soci cinesi e tedeschi.

 
 

Intanto, domani sono previsti gli interrogatori di altri due indagati per l'inchiesta sui falsi report: il pubblico ministero Walter Cotugno ha convocato Serena Allemanni e Massimiliano Giacobbi, entrambi di Spea. La società interessata, in un comunicato, «ricorda che nessuna delle analisi svolte sul viadotto Polcevera, anche da qualificati soggetti terzi, aveva evidenziato allarmi sulla sicurezza dell'infrastruttura. Autostrade per l'Italia dichiara di essere il primo soggetto interessato affinché vengano chiarite eventuali responsabilità, sia in sede di incidente probatorio che successivamente nell'ambito del processo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Novembre 2019, 12:43
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