Ponte Morandi, 59 richieste di rinvii a giudizio. I pm:«ci fu immobilismo e consapevolezza dei rischi»

Ponte Morandi, 59 richieste di rinvii a giudizio. I pm: «Ci fu immobilismo e consapevolezza dei rischi»

Sono 59 le richieste di rinvio a giudizio dalla procura di Genova, dopo il crollo per il ponte Morandi. I pm contestano ad alcuni anche la colpa cosciente. Le accuse sono: omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d'atto d'ufficio e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza su lavoro.

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Dieci le posizioni stralciate in attesa di ulteriori approfondimenti. Tre indagati, dei 71 iniziali, sono morti prima della chiusura delle indagini. Chiesto il giudizio anche per le due società Aspi e Spea. Per i pm ci fu «immobilismo» e «consapevolezza dei rischi»

 

Tra le 59 persone ci sono gli ex vertici ed ex dirigenti di Aspi. I pm hanno chiesto il processo, tra gli altri, per l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, il manager Paolo Berti e l'ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli e per l'ex ad di Spea, la controllata per le manutenzioni Antonino Galatà. «Il momento emotivamente più critico - ha detto il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio - è stato quello del 14 agosto 2018, quando abbiamo ricevuto la notizia.

Oggi c'è la massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi Terrile e Cotugno hanno fatto un gran lavoro, sono stati straordinari».

Chi verrà condannato dovrà pagare anche le spese processuali, tra le quali una parte del software che la procura ha preso per elaborare le migliaia di file sequestrate e costato circa due milioni di euro. Le richieste di rinvio a giudizio arrivano dopo tre anni di indagini, centinaia di intercettazioni, decine di escussioni di testimoni portate avanti dagli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza, guidati dal colonnello Ivan Bixio. Atti conservati in oltre duecento faldoni e 92 hard disk da due tera ciascuno. Nel corso delle indagini sono stati fatti due incidenti probatori: il primo ha fotografato i resti del viadotto al momento del crollo mentre il secondo ha stabilito le cause della tragedia.

Un lavoro certosino che ha scoperchiato, secondo l'accusa, un modus operandi del vecchio management della società: massimo risparmio per una minima spesa in modo da garantire ai soci alti dividendi. Dalla tragedia sono nate altre tre inchieste: quella sui falsi report sui viadotti, quella sulle barriere fonoassorbenti pericolose e quella sui falsi report sulle gallerie e la loro mancata messa in sicurezza. Le persone per cui è stata stralciata la posizione sono figure marginali.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2023, 14:13
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