Pensionato ucciso dai bulli, ragazzo condivide il video. La mamma: «Mi sento responsabile»
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«Non abbiamo mai fatto passare liscia a nostro figlio una marachella, una mancanza di rispetto, una parolaccia in casa - continua la madre, stavolta in lacrime -. È stato sempre un ragazzino timido, all’apparenza ancora più piccolo della sua età al punto da non aver avuto ancora una fidanzatina. Lavoriamo entrambi, io e il padre, ma cerchiamo di essere presenti, attenti, scrupolosi nel controllarlo. Quando ho saputo di quei video passati per il cellulare che noi gli abbiamo comprato - continua la donna - all’inizio ho provato una gran rabbia; poi mi sono fermata e mi è venuto il panico. Perché mio figlio si è divertito anche solo a vedere quelle scene raccapriccianti? Perché ha sentito il bisogno di condividerlo con altri? Abbiamo sbagliato? Avremmo potuto fare meglio? Questi pensieri mi tolgono il sonno».
La donna che si sfoga dopo una iniziale resistenza a parlare indossa ancora l’abito buono per la domenica a messa. Davanti al portone di casa si asciuga il pianto con le mani, che poco prima erano indaffarate in cucina, e quando il marito la raggiunge il racconto riprende più sottomesso. Quel padre è una sfinge. Non parla, annuisce quando non scuote la testa. Le afferra il braccio per rientrare solo quando gli viene chiesto dove sia il figlio. «Non esce da mercoledì (il giorno dopo la morte di Stano, ndr) - risponde la mamma prima di seguirlo - io non insisto. Deve capire che anche ridere di un uomo indifeso, tormentato per gioco, è grave».
Ultimo aggiornamento: Domenica 28 Aprile 2019, 22:08
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