Papa Francesco a L'Aquila, la storica apertura della Porta Santa: è la prima volta. La piazza lo osanna

Giornata storica per Bergoglio, arrivato a L'Aquila poco prima delle 9. Turisti, fedeli e curiosi affollano le strade della città

Papa Francesco a L'Aquila, la storica apertura della Porta Santa: è la prima volta. La piazza lo osanna

C'è grande entusiasmo a L'Aquila per l'arrivo di Papa Francesco, che questa mattina alle 7.50 è partito dall'eliporto del Vaticano per recarsi nella città abruzzese, dove poco prima delle 9 è atterrato allo stadio in piazza d'Armi, in leggero ritardo sulla tabella di marcia per un piccolo contrattempo legato al meteo. Bergoglio è arrivato in Piazza Duomo a bordo di una Fiat 500 L bianca, seduto vicino al conducente con il finestrino aperto ha salutato con la mano i fedeli in festa: piazza gremita e tante bandierine del Vaticano.

La storica apertura della Porta Santa

Con tre colpi di bastone con il bastone d'ulivo del Getsemani, consegnatogli dal sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa alle 11.28. «Apritemi le porte della giustizia» , ha detto il Pontefice prima dell'apertura secondo la preghiera rituale a cui viene risposto: «Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore». «È questa la porta del Signore» ha detto ancora il Papa per sentirsi rispondere: «Per essa entrano i giusti». Dunque, le parole finali: «Entrerò nella tua casa, Signore» a cui è stato replicato: «Mi prostrerò in adorazione del tuo santo tempio».

Turisti e fedeli in festa per l'arrivo di Bergoglio

Sveglia anticipata per migliaia di persone in attesa della visita pastorale: tenendo conto di restrizioni al traffico e difficoltà di parcheggio, tanti tra pellegrini, religiosi, turisti, semplici curiosi o membri di associazioni e gruppi scout hanno raggiunto il centro storico con largo anticipo presentandosi per tempo ai varchi di controllo di piazza Duomo e piazzale di Collemaggio, le due aree dove papa Francesco incontrerà i fedeli che si riempiono progressivamente. Tra questi due luoghi c'è un percorso transennato attraverso il quale si muoverà la Papamobile.

Il suo slogan in abruzzese fa impazzire tutti

Emozione e applausi poi a piazza Duomo alle parole di Papa Francesco che ha concluso il suo discorso dicendo «Jemo 'nnanzi», ossia «andiamo avanti» così come si trovò a dire nel 2014 durante un'udienza a cui avevano preso parte 130 aquilani del gruppo di azione civica che porta lo stesso nome. Di qui, questa mattina, Cesare Ianni e i suoi attivisti di 'Jemo Nnanzi' hanno piazzato un lungo striscione con questo slogan nella parte alta della piazza, in attesa del passaggio della Papamobile. «Quando, a 5 anni dal terremoto Papa Francesco pronunciò il nostro slogan ci trovammo comossi - ricorda Ianni - anche perché fu nell'ambito di un'udienza in cui parlò del nostro dialetto e della nostra città ferita».

«Un pensiero speciale rivolgo al gruppo 'Jemo 'nnanzi' che vuol dire 'andiamo avanti - aveva detto il pontefice in quella occasione -. A 5 anni dal terremoto che ha devastato la vostra città mi unisco alla preghiera per le numerose vittime che affido alla Madonna. E a voi dico tenete viva la speranza. Fate in modo che alla ricostruzione delle abitazioni si unisca anche quella delle vostre chiese, luoghi di preghiera, e del patrimonio artistico della città al quale si aggancia la rinascita sociale del territorio». 

Le parole di Papa Francesco durante l'omelia

Il Papa, nell'omelia della Messa davanti alla basilica di Collemaggio, all'Aquila, ha espresso l'auspicio che «sia un tempio del perdono, non solo una volta all'anno, ma sempre, tutti i giorni. È così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato». «L'Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia». «L'Aquila sia davvero capitale di perdono», ha concluso il Papa.

 

Il Papa chiede di abbracciare la «rivoluzione» del Vangelo e la libertà che ne deriva per far tacere le guerre nel mondo. «Troppe volte si pensa di valere - ha sottolineato Francesco nell'omelia della Messa a Collemaggio - in base al posto che si occupa in questo mondo.

L'uomo non è il posto che detiene, ma è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l'ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce. Il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito. Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà - ha avvertito Papa Francesco -, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore. Lì dove non c'è libertà interiore, si fanno strada l'egoismo, l'individualismo, l'interesse, la sopraffazione».

Il Papa chiede al popolo dell'Aquila di fare «tesoro» delle proprie sofferenze per capire il dolore degli altri. «Cari fratelli e care sorelle, voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro - ha detto il Pontefice nell'omelia della Messa a Collemaggio - della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri. Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell'assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l'esperienza della miseria».

Il Papa invita a distaccarsi dallo «spirito del mondo, che è dominato dall'orgoglio» per «farci umili e miti». «L'umiltà - ha sottolineato Francesco nell'omelia della Messa a Collemaggio - non consiste nella svalutazione di sé stessi, bensì in quel sano realismo che ci fa riconoscere le nostre potenzialità e anche le nostre miserie. A partire proprio dalle nostre miserie, l'umiltà ci fa distogliere lo sguardo da noi stessi per rivolgerlo a Dio, Colui che può tutto e ci ottiene anche quanto da soli non riusciamo ad avere. 'Tutto è possibile per chi credè». «La forza degli umili - ha proseguito il Papa - è il Signore, non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo».

Per questo «Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia». «Questa - ha concluso il Papa riferendosi alla misericordia - è il cuore stesso del Vangelo, perché la misericordia è saperci amati nella nostra miseria» ed «essere credenti non significa accostarsi a un Dio oscuro e che fa paura». 

Papa Francesco, nell'omelia della Messa all'Aquila, ha ricordato Celestino V, il Pontefice passato alla storia per la sua rinuncia. «Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come 'colui che fece il gran rifiutò, secondo l'espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l'uomo del 'nò - ha sottolineato Papa Francesco -, è stato l'uomo del 'sì'. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili». «Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà», ha concluso il Papa.

Il Papa, nell'omelia della Messa all'Aquila, ha raccontato il disguido vissuto all'arrivo questa mattina: «Non potevamo atterrare, c'era nebbia fitta, tutto scuro, non si poteva, il pilota dell'elicottero girava, girava, e alla fine ha visto un piccolo buco ed è entrato lì, è risuscito, un maestro». «Con la nostra miseria succede lo stesso», ha spiegato il Pontefice. «Giriamo, giriamo, e alle volte il Signore fa un piccolo buco: mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore», è «la misericordia che viene nella mia, nella tua, nella nostra miseria». 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Agosto 2022, 21:04
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