Dieci anni di Papa Francesco: la rivoluzione di Bergoglio

Dieci anni di Papa Francesco: la rivoluzione di Bergoglio

di Totò Rizzo

Bastò quel «buonasera» seguìto, dopo un breve indugio, al «fratelli e sorelle» per farne capire la colloquialità, il tono familiare che avrebbe dato alle parole. 13 marzo 2013, piazza San Pietro. Esattamente 10 anni fa, era un mercoledì. Niente sarebbe più stato come prima. Nonostante la Chiesa sia un oggetto da maneggiare con cura, a volte duro come il marmo, altre fragile come porcellana. Ancorato alla sua secolarità, alla sua dottrina (e anche arroccato sui suoi privilegi) ma vivo nell’oggi e proteso nel futuro. Un Papa diverso da Wojtyla, diverso da Ratzinger, Jorge Mario Bergoglio. Dieci anni durante i quali il mondo ha camminato velocissimo e lui s’è speso per far stare la Chiesa al passo col mondo, creando fazioni e frizioni, musi lunghi dei detrattori e applausi dei supporter, un Papa che ha cercato di dare un senso alla parola comunità pur nelle fisiologiche divisioni, anche religiose, di affrontare la complessità delle idee senza averne paura, di dialogare con tutti – tutti – in una realtà mondiale che alle parole preferisce le armi.

TUTTI

È la parola che più gli piace, inclusiva per eccellenza. Ecumenicamente (sono fratelli i musulmani e tutti quelli che professano una religione che non sia la cattolica), evangelicamente (la parola del Vangelo dev’essere guida per tutti i cristiani, nessuno se ne deve esentare nella vita di ogni giorno perché il Vangelo si diffonde praticandolo, non facendo proseliti).

GUERRA E PACE

Con tutti è anche il confronto diplomatico sulla pace e i diritti umani nonostante le critiche per avere incontrato anche capi di Stato o di governo di Paesi non liberali: la solidarietà verso il popolo ucraino, ma pure i tentativi finora andati a vuoto per incontrare Putin sono l’esempio più attuale, così come l’aver sempre ricordato i conflitti dimenticati (Yemen, Africa, Myanmar) e sottolineato che in fondo stiamo vivendo una «terza guerra mondiale», tutti in armi a sostenere oppressi o oppressori.

LE ORIGINI ITALIANE

«I fratelli cardinali dovevano scegliere un vescovo per Roma e l’hanno cercato alla fine del mondo», disse quando uscì Papa dal conclave. Le sue origini, l’Argentina e Buenos Aires ma quella vaghezza geografica, la «fine del mondo» era anche il segno delle radici lontane di un figlio d’immigrati dal Piemonte. E quando visiterà quella regione sfoglierà con la cugina novantenne, nipoti e pronipoti un album di famiglia.

IMMIGRATI

La “fine del mondo” non è solo l’Argentina. Dove va il vescovo di Roma la prima volta che esce dalle mura vaticane? A Lampedusa, che è lembo estremo dell’Europa, a restituire dignità alle centinaia di migranti annegati al largo delle sue coste, al drappello dei sopravvissuti, per far capire che la “globalizzazione dell’indifferenza” rende tutti colpevoli.

PRONTO? SONO IL PAPA

Ci vuol fede per credere che non sia uno scherzo.

Ma lui alza la cornetta e si presenta, senza intermediari: la donna che gli ha scritto perché il compagno voleva costringerla ad abortire, i genitori di ragazzi morti in circostanze tragiche, gruppi di carcerati, i bambini della scuola della Terra dei Fuochi minacciata dai rifiuti tossici, Emma Bonino per sapere come procedono le cure antitumorali, Rita Pavone incerta se spedirgli il suo nuovo disco («me lo mandi, sono un suo fan»).

L’ALTRO PAPA

Dieci anni in compresenza dell’Emerito, il dimissionario Benedetto XVI, due visioni diverse della Chiesa ma i rapporti sono stati migliori che tra le due tifoserie, quella ratzingheriana e quella bergogliana, che avrebbero voluto inasprirli fino a reciproche sconfessioni. Missione fallita.

I SACRI SOLDI

Francesco ha messo mano nei conti della Chiesa al centro di scandali multipli. Basta con le banche, nazionali ed estere: tutti i soldi (un bel po’) dirottati allo Ior. Borbottii, mugugni, alti lai: Bergoglio ha tirato dritto. Non è un caso se oltre che per i reati di pedofilia (altro tema scottante), il Vaticano abbia rafforzato, nella sua legislazione, le pene per la corruzione.

LA CASA

L’indirizzo del Papa è Santa Marta, una residenza vaticana retta da suore. Troppo grande il Palazzo Apostolico, l’impressione fu quella di «un imbuto al contrario».

NOSTRA MADRE TERRA

Per capire quanto il tema dell’ambiente sia caro a Bergoglio, basti pensare all’enciclica intitolata “Laudato si’” (citazione del “Cantico della Creature” di San Francesco) che esorta al rispetto della nostra “casa comune”.

LA FOTO ICONA

Venerdì 27 marzo 2020. Piazza San Pietro vuota per la pandemia. La pioggia, il silenzio, le campane, la sirena di un’ambulanza lontano: benedizione Urbi et Orbi, Francesco solo, avvolto dall’immensità del colonnato.

GLI ACCIACCHI

Il ginocchio lo costringe alla sedia a rotelle. Il Papa fa professione di ordinaria umanità: «All’inizio mi vergognavo un po’». Dimissioni? Solo quando i cardinali gli tireranno la talare. «Finora mi hanno detto: continua, va bene così».

GAY

All’inizio fu «Se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarla?», più di recente «a chi vuole criminalizzare l’omosessualità vorrei dire che si sbaglia». Di mezzo, tutta una serie di paletti della dottrina cattolica sulle unioni omosessuali.

LA DONNA

«Penso a tutte le donne – ha detto nei giorni scorsi – e le ringrazio per l’impegno a costruire una società più umana mediante la loro capacità di cogliere la realtà con sguardo creativo e cuore tenero. Questo è un privilegio solo delle donne». Non ha detto che il Creatore le ha fatte meglio degli uomini ma insomma.

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Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 15:47
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