Noemi, l'assassino resta in carcere ma sarà trasferito: "Ha bisogno di cure"

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Fermo convalidato. Sebbene per soli due dei tre capi di imputazione. Per l’omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e della crudeltà. Il giudice per le indagini preliminari, Ada Colluto, non ha invece ritenuto sussistente, a livello cautelare, l’ipotesi di reato di occultamento di reato. La stessa accusa, cioè, contestata anche dalla Procura ordinaria al padre di L.M., 17enne di Alessano, reoconfesso dell’uccisione della fidanzata Noemi Durini, 16enne di Specchia.
Il ragazzo, dunque, resta recluso. Sarà tuttavia trasferito dall’istituto penale per minorenni di Monteroni: nell’ordinanza di convalida del fermo della sera di mercoledì scorso, il gip Colluto ha disposto il trasferimento in un altro istituto, fuori dalla regione, attrezzato per curare le patologie evidenziate sia dai tre trattamenti sanitari obbligatori a cui è stato sottoposto il ragazzo.
Dunque, il giudice sembra aver accolto la richiesta del pubblico ministero della Procura dei minorenni, di applicare la misura cautelare per pericolo di fuga e di reiterazione del reato «atteso che le modalità e le circostanze dei fatti-reato denotano una spiccata pericolosità sociale, emergente dalla assoluta crudeltà del gesto compiuto», ha scritto il magistrato che sta conducendo le indagini con i carabinieri del Nucleo investigativo, della Compagnia di Tricase e della stazione di Specchia. «Compiuto, oltre che dalla dimostrata notevolissima capacità di organizzazione delle modalità e dei mezzi dell’azione, gestita con grande pacatezza d’animo anche nella fase successiva alla morte di Noemi».
 
Accolte anche le richieste della difesa sull’esigenza di fare seguire e curare il ragazzo. In attesa che una perizia psichiatrica stabilisca se fosse consapevole della gravità del gesto di ammazzare la fidanzata.
Ma perché la convalida ha escluso l’accusa di occultamento di cadavere? Potrebbe trattarsi solo di ragioni procedurali: per quella ipotesi di reato è previsto il fermo ma non l’applicazione di misure cautelari. Peraltro lo stesso L.M. ha confessato di aver cercato di nascondere il corpo della ragazza con delle grosse pietre raccolte nella campagna fra Castrignano del Capo e Santa Maria di Leuca, in contrada San Giuseppe, dove ha fatto ritrovare Noemi poco prima delle undici e mezzo di mercoledì mattina. Da quel cumulo di pietre sotto ad un muretto a secco spuntavano solo le scarpe da tennis bianche e nere indossate la mattina di domenica 3 settembre, quando uscì da casa verso le 4.50.
E il ruolo del padre? Per adesso l’ipotesi di concorso nell’occultamento non ha trovato riscontri: nella casa setacciata da cima a fondo dai carabinieri del Ris di Roma non è stato trovato un solo indizio che orienti i sospetti sul padre dell’indagato.
L.M. ha fatto tutto da solo, dicono le carte dell’inchiesta della Procura per i minorenni. L’autopsia di domani dovrebbe svelare gli ultimi dettagli di un caso che sembra avviarsi ormai alla conclusione. L’autopsia dovrà chiarire la compatibilità della ferita da taglio sul collo della ragazza con i coltelli sequestrati in casa.
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Settembre 2017, 11:21
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