Noemi, sui social è bufera contro Chi l'ha visto: "Pornografia del dolore"

Noemi, sui social è bufera contro Chi l'ha visto: "Pornografia del dolore"
Fa discutere sui social il servizio di 'Chi l'ha visto?', trasmesso ieri sera su RaiTre, sull'omicidio di Noemi Durini. Due minuti in casa dei genitori del fidanzato della 16enne, con la giornalista che comunica in diretta alla madre e al padre del 17enne che il figlio ha confessato di aver ucciso la ragazza. «Le voglio dire quello che sta uscendo in questo momento - dice la giornalista - hanno trovato la ragazza (pausa mentre il padre esclama 'bene, sono contento'), morta (altra pausa della giornalista) e Lucio ha confessato». A quel punto il microfono e la telecamera registrano la reazione scomposta dei genitori. Grida, accuse. «Ora siamo morti, contenti?», urla la madre, accasciandosi su un tavolo e nascondendo la testa tra le braccia.
 

«Scusate ma avete un po' esagerato eh. Queste scene anche no», si legge su twitter. E ancora: «Questi servizi sono degni di un programma trash»; «Si è persa la sensibilità del servizio pubblico, ci si è asserviti allo spettacolo televisivo. Brutto». Sotto accusa la scelta del programma condotto da Federica Sciarelli di mandare in onda le immagini. La giornalista «doveva smettere di riprendere e il pezzo non doveva essere trasmesso». Si invoca la «deontologia professionale» contro quella che viene definita «pornografia del dolore». 
 


ORDINE GIORNALISTI: OSSERVARE DEONTOLOGIA Un invito «ad osservare i doveri deontologici nell'esercizio del diritto di cronaca, pur nel comprensibile coinvolgimento emotivo» viene rivolto con una nota a tutti gli iscritti dall'Ordine dei giornalisti della Puglia in relazione alla vicenda di Specchia (Lecce) dell'uccisione della sedicenne Noemi Durini da parte del fidanzato 17enne. «Cronache e immagini devono, in casi come questi - spiega l'Ordine dei giornalisti - richiedere un supplemento di professionalità, che impone pertanto di applicare i principi deontologici nell'uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network. Il diritto all'informazione, specie quando si tratta di vicende che riguardano i minori, impone di elaborare e diffondere con ogni accuratezza possibile ogni dato, ogni immagine, ogni notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti ed essenzialità dell'informazione». 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Settembre 2017, 15:53
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