Astrofisico precario in Italia diventa professore a Miami: «In un anno guadagno quanto quattro qui»

Astrofisico precario in Italia diventa professore a Miami: «In un anno guadagno quanto quattro qui»

di Salvatore Maria Ferrarelli
Si chiama Nico Cappelluti ed è l'ennesima mente, in questo caso un astrofisico 39enne, che ha abbandonato
l'Italia alla volta di terre più fortunate. Nel 2004 una borsa di studio lo porta a Monaco di Baviera dove resta per alcuni anni ma nel 2010, grazie alle detrazioni fiscali della legge 238, rientra in Italia. Durante gli anni della crisi la sua esistenza è costantemente legata alla paura dei mancati finanziamenti ai ricercatori e alle università e al rinnovamento del contratto; nel 2015 arriva però la sorpresa, la Yale Center of Astronomy lo convoca come collaboratore e dopo qualche tempo diventa professore all'università di Miami, partner della Nasa, dove dirige una team di ricercatori che in pochi anni sarà “pronta a desrivere il 95% della massa dell'universo”. 
Ad un'intervista al Fatto Quotidiano Nico non nasconde quanto la sua attuale vita lavorativa gli offre: “La mia università mi paga in un anno quello che in Italia non prenderei in quattro” e spiega perché in Italia nel settore dell'università è difficile fare carriera:“ colpa di chi pensa che un dottorato equivalga a un posto fisso nella pubblica ricerca. Negli altri Paesi ai dottorandi viene spiegato chiaramente: le chance di restare nel mondo accademico sono basse. Ma la possibilità di essere inseriti in aziende di High-tech è alta”. 

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Il precariato in italia investe molte categorie. Dall'università alle aziende pubbliche i lavoratori italiani restano sottopagati e sono quelli che hanno più difficoltà, una volta perso il lavoro, ad essere reinseriti nel mondo lavorativo. La storia di Nico Cappelluti è simile a quella di migliaia di ragazzi che ogni anno lasciano il Bel paese perché all'estero la domanda di lavoro è più alta e gli stipendi permettono di vivere con dignità. Uno dei fattori preoccupanti in Italia resta la mancanza di meritocrazia nei sistemi di valutazione del lavoro e i pochissimi finanziamenti ai settori della ricerca: “Spero che anche in Italia si cominci ad investire in istituti di eccellenza, finanziando gruppi di ricerca. Bisogna creare un modo per favorire i finanziamenti privati alla ricerca di base, togliere l’Irpef dagli stipendi dei ricercatori. È inutile girarci intorno: da noi ci sono stipendi troppo bassi e una scarsa valorizzazione delle competenze e della meritocrazia. Per non parlare poi dell’ostentazione dell’ignoranza, che oggi fa quasi figo. Ma qui servirebbe un sociologo“ è il messaggio di speranza dell'astrofisico che non nasconde la sua nostalgia: “dell'Italia mi mancano amici e famiglia, ma anche la cultura e la leggerezza con cui noi sappiamo affrontare la vita”. 
Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Giugno 2018, 15:38
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