Nacquero a undici minuti di distanza, me le due bimbe furono scambiate per errore dal personale ospedaliero ed affidate alle due mamme non biologiche. Era il 22 giugno del 1989 e, a distanza di 33 anni, per le due bimbe di Canosa, ormai donne, è arrivata la sentenza del tribunale di Trani, che obbliga al risarcimento di un milione di euro nei confronti di madre, padre e fratello di una delle due vittime, Antonella. La storia venne scoperta solo dieci anni fa, quando erano ormai le due giovani donne avevano 23 anni.
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La scoperta
Subito dopo il parto, non venne applicato alle due neonate il braccialetto identificativo, che non permise alle mamme di accorgersi dello scambio. Una delle due mamme, Caterina credeva di aver partorito sua figlia, chiamata Lorena, mentre in realtà era la mamma di Antonella. Alla donna, spetta il risarcimento di 215 mila euro, stessa cifra per il padre, e 80 mila euro per il fratello; ad Antonella, invece, la regione siciliana dovrà pagare mezzo milione di euro. E' chiaro, che mai nessuna cifra potrà risarcire un errore imperdonabile, ma secondo i magistrati di Trani, i soldi sono un risarcimento «per non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale». In realtà la richiesta ammontava a 9 milioni di euro.
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Una vita di sofferenze
Le due bambine, ormai donne, purtroppo sono state accomunate anche da un altro destino amaro.
La prova del Dna
Da lì, il test del dna, che ha confermato che Antonella fosse la figlia di Caterina e Lorena di Loreta. Una scoperta che ha portato alla richiesta di risarcimento milionario alla Regione, alle Asl di Bari e Bat; ma secondo i magistrati solo la regione siciliana è la responsabile dello scambio, visto che la responsabilità in materia sanitaria, spetta proprio alle regioni.
Come avvenne lo scambio
Antonella e Lorena, nate entrambe con il parto cesareo a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, furono portate dalle ostetriche ed infermiere nel nido dell'ospedale, che si trovava a un piano diverso rispetto a quello di degenza. «E' certamente più probabile che lo scambio si sia verificato al momento del parto all'interno della sala parto o ancora più verosimilmente nel nido» secondo il giudice di Trani.
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Settembre 2022, 14:25
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