Negozi per no-vax, nelle chat di Telegram tutte le attività commerciali che non chiedono il Green pass

Sono gli stessi esercenti a farsi pubblicità, puntando alla clientela non vaccinata

Negozi per no-vax, nelle chat di Telegram tutte le attività commerciali che non chiedono il Green pass

Una vera e propria rete di negozi per no vax. In tutta Italia, da Nord a Sud, si moltiplicano le attività commerciali dove non viene richiesto il green pass per l'accesso, consentendo così ai non vaccinati di evitare quei negozi dove, a loro dire, si viene discriminati.

Leggi anche > Covid, il calendario delle riaperture (e dei nuovi obblighi) fino al 15 giugno

La lista nelle chat no vax

Nelle chat su Telegram, dove i no vax proliferano, vengono fornite liste e anche mappe dei negozi che scelgono di non chiedere il green pass. In quelle stesse chat, con migliaia di iscritti e altrettanti post, c'è però chi mette gli altri in guardia: «Attenzione perché qui è pieno di sbirri e di servi delle case farmaceutiche». Tutto avviene praticamente alla luca del sole, con chat a cui possono iscriversi tutti e con rassicurazioni da parte dei gestori dei gruppi: «Promuovere la propria attività in questo sito non è illegale».

Il network dei negozi no vax

Come spiega Nicola Pinna per Il Messaggero, sono gli stessi iscritti ad aggiornare la lista delle attività che non chiedono il green pass. Una sorta di Tripadvisor per no vax, dove sono gli stessi commercianti ed esercenti che si promuovono, non tanto per la qualità dei loro prodotti o servizi, ma proprio per l'ideologia che rifiuta il vaccino e il green pass.

Sono gli stessi negozianti a incoraggiare i potenziali clienti più timorosi per eventuali sanzioni: «Ma lei si immagina i carabinieri che fanno il giro dei tavolini? Quanti eserciti ci vorrebbero per verificare chiunque prenda una birra o un caffè?». C'è anche chi non è propriamente no vax, come un'edicolante romana che spiega: «Io e mio marito ci siamo vaccianti subito, ma aderiamo a questa rete perché ora rischiamo di perdere clienti. Non vogliamo che nessuno venga penalizzato sulla base delle scelte sulla propria salute. Una mano lava l’altra, quindi io adesso vado da una parrucchiera che ho conosciuto nel gruppo e che manda da noi anche i suoi parenti».

L'usanza importata in Italia

La lista dei negozi no vax sta spopolando in Italia nelle ultime settimane, ma si tratta di una pratica importata dalla Francia e dalla Germania. Sono più di duemila le attività che aderiscono alle chat e che si fanno pubblicità proprio grazie al rifiuto del green pass: la maggior parte è concentrata nelle grandi città, ma ci sono anche negozi situati nelle province più remote d'Italia, da Nord a Sud. Inoltre, ad aderire non ci sono solo le attività che per legge dovrebbero chiedere il green pass, ma anche negozi, studi professionali e uffici per cui non esiste alcun obbligo. Un barista milanese, sempre in queste chat, ha raccontato: «Io non controllo il certificato ai miei clienti, ma da qualche giorno mi sono accorto che alcuni vicini si sono accorti che il viavai nel locale è aumentato e ho paura che facciano la spia. Da ieri faccio almeno la finta col telefonino, così pure gli spioni si tappano la bocca».


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Febbraio 2022, 13:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA