I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Emilia hanno sequestrato beni per circa 10 milioni di euro ai fratelli Antonio e Cesare Muto. Il primo dei due è stato condannato con sentenza irrevocabile nell'ambito del processo Aemilia per associazione di tipo mafioso, truffa ed estorsione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso in quanto considerato appartenente all'organizzazione di 'ndrangheta emiliana, storicamente legata alla cosca Grande Aracri di Cutro.
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La misura di prevenzione patrimoniale è stata eseguita nell'ambito dell'operazione Grimilde, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, nelle province di Reggio Emilia, Parma, Mantova e Crotone. In particolare sono state sequestrate cinque aziende del settore degli autotrasporti e immobiliare, del valore complessivo di 3 milioni di euro; sei immobili (tra cui un capannone industriale sede delle aziende di autotrasporti, quattro abitazioni, un fabbricato in corso di costruzione), acquistati a un prezzo complessivo di tre milioni euro; 92 veicoli, tra cui 28 trattori stradali, 43 semirimorchi, cinque autobus, quattro furgoni, due autocarri, dieci autovetture tra cui una Maserati e due Volkswagen, un motociclo e un quadriciclo, acquistati a un prezzo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro; 18 rapporti bancari le cui giacenze complessive sono tuttora ignote.
Le indagini patrimoniali, condotte dal I Reparto Investigativo del Ros, svolte sulla scia degli accertamenti condotti per l'operazione Grimilde, hanno confermato che ai fratelli Muto sono riconducibili diverse attività imprenditoriali, formalmente intestate a prestanome, nonché l'accumulo illecito di significativi patrimoni personali.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Ottobre 2022, 10:00
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